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Inchiesta sul bilancio comunale: Appendino indagata per falso in atto pubblico

Appendino

Chiara Appendino è stata indagata con l'accusa di falso in atto pubblico dopo un'inchiesta partita su richiesta di alcuni esponenti dell'opposizione.

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata indagata dalla Procura con l’accusa di falso in atto pubblico dopo un’inchiesta partita su richiesta di alcuni esponenti dell’opposizione. Ma non solo l’Appendino. Sotto accusa anche Sergio Rolando, l’assessore al bilancio. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati nel corso della giornata di oggi. La conferma è arrivata dalla stessa Chiara Appendino.

Chiara Appendino indagata

Chiara Appendino, sindaca di Torino, è stata indagata dalla Procura con l’accusa di falso in atto pubblico. L’inchiesta era partita su un impulso da parte di alcuni esponenti dell’opposizione. nella vicenda è coinvolto anche l’assessore al bilancio, Sergio Rolando. Gli avvisi di garanzia sono stati notificata nella mattinata di oggi.

La conferma è arrivata direttamente dalla sindaca, la quale si è comunque dichiarata serena e pronta a collaborare con la magistratura. La Appendino si è detta certa di aver sempre perseguito con il massimo rigore l’interesse della città e dei torinesi. Ha aggiunto di avere il desiderio di essere ascoltata il prima possibile, con lo scopo di chiarire tutti gli aspetti di una vicenda che comunque appare complessa. Una vicenda relativa all’individuazione dell’esercizio di bilancio al quale “imputare un debito che questa amministrazione mai ha voluto nascondere”.

L’inchiesta

Ad inchiodare la sindaca di Torino sono state una postilla al documento che riassume i conti della città e uno scambio di e-mail riservate, sequestrate dagli uomini della Guardia di Finanza del Nucleo di polizia tributaria.

La vicenda che ha colpito Chiara Appendino non è molto diversa rispetto a quella capitata a Roma, dove la prima cittadina della capitale, Virginia Raggi, verrà imputata per la nomina di Renato Marra al dipartimento dello Sport.

Ritornando alla situazione che riguarda Torino, si tratta di un debito pari a cinque milioni di euro che è stato depennato dal bilancio della città che ha messo in difficoltà la prima cittadina del capoluogo piemontese.

Un debito che era stato contratto dalla precedente giunta con la società Ream della Fondazione Crt, che aveva anticipato quella somma per avere un diritto di prelazione realizzazione di un grande centro commerciale sull’area ex Westinghouse. Una cifra che doveva essere restituita nel 2017.

Un debito che dunque era stato lasciato in eredità da Piero Fassino e che ha messo in ulteriori difficoltà finanziarie il Comune, che è stato costretto ad imporre dei pesanti tagli per evitare di chiudere dichiarando il dissesto.

Le accuse

Da quanto emerso dalle carte in possesso della Procura, complice anche la difficoltà nel far tornare i conti a posto, in quelle settimane concitate che hanno portato alla realizzazione dei vari documenti, Paolo Giordana, in collaborazione con la Appendino e con l’Assessore al Bilancio, ha chiesto ai dirigenti di alterare le cifre ufficiali, posticipando di un anno il debito di cinque milioni contratto con Ream.

Secondo l’opinione dei due rivali più agguerriti della Appendino, Stefano Lo Russo (capogruppo del PD) e Alberto Morano (esponente del centro destra) si è trattato di una operazione del tutto illegittima. Tanto che i due hanno presentato un esposto in Procura, seguito da quello dei revisori dei conti. I due, alla fine, sono riusciti ad ottenere l’apertura dell’inchiesta coordinata dal pm, Marco Gianoglio.