Alcuni ricorrono alla ipnosi regressiva. Scopriamo a cosa serve e se è una pratica che aiuta veramente a curare i disturbi psichici o se comporta dei rischi
L’ipnosi regressiva è ormai una pratica che viene usata molto nella psicoterapia.
Essa mira a trattare disturbi collegati alla psiche umana. Viene altrettanto usata per alleviare i disturbi della depressione quali ansia e umore.
Spesso la causa del nostro cattivo umore o depressione è dovuto al nostro passato. Vicissitudini dolorose che hanno segnato per sempre i nostri ricordi.
Con tale ipnosi, si cerca per l’appunto di rimuovere esperienze passate. Gli esperti dicono che con la regressione è possibile rivivere anche i primi anni della propria vita.
L’ipnosi, altera la coscienza del paziente che viene guidato dal terapeuta man mano che si regrediscono i ricordi, fin quando non trova l’esperienza traumatica del paziente.
Questa tecnica è utile anche nei disturbi alimentari quando la persona soffre di bulimia o anoressia, per dipendenza dal fumo o alcool, per alterazione organica o altri disturbi fisici interni come anche il ciclo premestruale, allergie o gastrite.
Ovviamente ci sono anche dei rischi su come potrebbe reagire il paziente alla fine della seduta o per ciò che scopre, dopo aver scavato nel suo passato.
Non va effettuato su bambini o adolescenti in quanto sono solo agli inizi della loro vita. Non è a dato a persone che hanno disturbi cardiovascolari ne a psicotici.
Per chi invece già prende psicofarmaci, è meglio evitare di sottoporsi ad una ipnosi regressiva o per coloro che tendono a pensieri suicida.