Martina Toma La Corte di Trento ha appena stabilito un primato accordando la paternità a due genitori omosessuali che hanno due bambini nati negli Stati Uniti.
Ne parla Marco Gattuso, direttore del portale Articolo 29, che si occupa degli aspetti giuridici di situazioni come questa.
Egli ritiene questo provvedimento molto rilevante dal punto di vista storico, almento per quanto riguarda il dibattito sulle differenze di genere e l’omosessualità.
Partiamo dal princpio di questa storia.
Due uomini omosessuali avevano deciso di voler allargare la famiglia con dei bambini: si sono recati negli Stati Uniti, dove una madre surrogata ha portato in grembo i loro gemelli. Là i bambini avevano un certificato di nascita valido riportante i due genitori, qui no.
Sembra una storia di ordinaria amministrazione, eppure non è così. I bambini nati da surrogati non sono considerati, almeno prima del 23 febbraio 2017 (data della sentenza), figli di chi li accudisce in quanto mancherebbe loro un legame genetico con i genitori stessi.
La Corte di Trento li ha considerati tali, riconoscendo il certificato con doppia paternità: è anticostituzionale negare a un bambinoo il diritto di avere i genitori.
Sempre secondo Gattuso, è fondamentale non basarsi sulla genetica in quanto si precluderebbe la possibilità a migliaia di persone omosessuali di diventare genitori. Questo non toglie che quest’ultimi non debbano seguire le norme costituzionali legate alla responsabilità genitoriale verso i propri figli (salute, scuola, benessere sociale).
