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Jean Claude Juncker Berlusconi e il caso Olocausto

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La risposta di Jean Claude Juncker alle affermazioni di Berlusconi, secondo cui il popolo tedesco rifiutasse l'esistenza dei lager. Le parole di Berlusconi riguardo all'Olocausto hanno causato una bufera a livello mediatico, a cui ha risposto anche Juncker. L'ex Presidente del Consiglio italiano av...

La risposta di Jean Claude Juncker alle affermazioni di Berlusconi, secondo cui il popolo tedesco rifiutasse l’esistenza dei lager.

Le parole di Berlusconi riguardo all’Olocausto hanno causato una bufera a livello mediatico, a cui ha risposto anche Juncker. L’ex Presidente del Consiglio italiano aveva affermato, secondo la stampa, che i tedeschi rifiutassero l’esistenza dei lager.

Le risposte non si sono fatte attendere: Jean-Claude Juncker si dice nauseato da tale affermazione e chiede le personali scuse verso il popolo tedesco e verso i sopravvissuti dell’Olocausto. Inoltre ha aggiunto che è il momento di unire l’Europa e non di dividerla. La Germania, ha concluso alla fine, come altri stati europei, ha contribuito ad aiutare i paesi maggiormente in difficoltà e non merita un tale attacco. Juncker si dice amico dell’Italia, per questo non vuole creare dissapori che possono ledere i rapporti di collaborazione con il nostro paese. Steffen Feibert, portavoce di Angela Merkel, ha affermato che tali dichiarazioni non le vuole neanche commentare.

Berlusconi si è difeso ricordando che egli è amico del popolo ebraico, invitando Juncker a non cadere in trappole da campagna elettorale. Ricorda egli la montatura secondo cui la stampa internazionale aveva estrapolato parti del suo discorso, facendo sembrare Schultz, candidato della sinistra, come un “Kapò”. Egli è solo contro, recita la nota rilasciata alla stampa, contro l’austerità controproducente che sta inchiodando l’Europa.

Brunetta si è schierato contro Juncker, accusandolo di essere prono ai poteri forti europei, sottolineando il fatto che Berlusconi non abbia scherzato in alcun modo sull’Olocausto, ma dato voce a un timore dell’opinione pubblica.