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La creatività è macchina?

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Possono le macchine pensare? Può una macchina creare opere originali? per un gruppo di ricercatori dell'Università di Malaga la risposta è senz'altro positiva. E non si parla in questo caso di musica elettronica ma di centinaia di vere e proprie opere sinfoniche composte in pochi minuti da "Iamu...

Possono le macchine pensare? Può una macchina creare opere originali? per un gruppo di ricercatori dell’Università di Malaga la risposta è senz’altro positiva. E non si
parla in questo caso di musica elettronica ma di centinaia di vere e proprie opere sinfoniche composte in pochi minuti da “Iamus” – questo è il nome dell’elaboratore –
specializzato in musica classica contemporanea.
Il nome assegnato al primo computer in grado di elaborare composizioni musicali originali ha un doppia valenza simbolica: Iamos è il nome di un personaggio mitologico,
figlio di Apollo ed Evadne e profeta di Zeus in Olimpia, ma anche una contrazione di “I am us” – Io sono noi – come ad indicare la identificazione della macchina con
l’essere umano.
Secondo i ricercatori di “Intelligenza computazionale”, Iamus sarebbe in grado di generare emozioni musicali grazie all’aiuto della biomimetica, una scienza che studia i
processi biologici e biomeccanici della natura per migliorare le attività e le tecnologie umane.
Ma il lavoro di Iamus potrà soprattutto dare una risposta alla domanda formulata dal padre della intelligenza artificiale Alan Turing:”Possono le macchine pensare?”.
Un grande passo in avanti in direzione dell’evoluzione dell’IA in quanto le composizioni di Iamus non si dfferenzierebbero da quelle di compositori professionisti. Dal
2010 ad oggi, la macchina ha composto 800 opere in totale, dieci delle quali sono state incise in un disco da interpreti professionali come la London Symphony
Orchestra e sono ascoltabili anche on-line (http://melomics.com). La potenza computazionale di Iamus gli permette di comporre giorno e notte ad un ritmo frenetico ma
il suo lavoro ripropone soprattutto l’eterno dilemma: come può una macchina esprimere qualcosa che non sente? Quali i confini fra l’intelligenza umana e l’intelligenza
artificiale? Dibattito scientifico-filosofico che parte dal problema di definire innanzitutto che cosa si intende per intelligenza. Secondo i meccanicisti si tratta
semplicemente di riprodurre gli stessi meccanismi del pensieri con un elaboratore. Il punto è che non sono ancora veramente noti i meccanismi del pensiero umano e
sicuramente non sono riconducibili a degli schemi semplici. Per questa ragione i ricercatori hanno ristretto il campo e sono partiti dalla riproduzione di ragionamenti di
tipo logico-formale che permettono di arrivare ad una conclusione partendo da alcune premesse iniziali attraverso l’applicazione di un numero definito di regole e
passaggi logici. Nessuna macchina fino ad oggi è riuscita ad ogni modo a superare il test di Turing che consiste nella possibilità che un osservatore che interagisca con
la macchina non sia in grado di capire se le risposte che riceve provengono da un’altra persona o da un calcolatore. Nessuna macchina eccetto Iamus, probabilmente?

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