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La crisi investe il lavoro

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Che la crisi economica porti molto spesso direttamente ad una crisi psicologica è un dato drammaticamente certo. Cresce il numero di quanti si sentono in trappola, senza vie d’uscite, ma cambia il volto di chi decide di togliersi la vita per questioni economiche. Se prima si trattava soprattut...

Che la crisi economica porti molto spesso direttamente ad una crisi psicologica è un dato drammaticamente certo. Cresce il numero di quanti si sentono in trappola, senza vie d’uscite, ma cambia il volto di chi decide di togliersi la vita per questioni economiche.

Se prima si trattava soprattutto di imprenditori che vedevano andare in fumo il lavoro e i sacrifici di una vita, adesso sono i disoccupati a non reggere più il peso della situazione. A fare il punto della situazione è Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio-Economica della Link Campus University, che ha istituito l’Osservatorio suicidi per crisi economica. Secondo i dati risulta che i suicidi sono aumentati del 59,2% nel corso dei primi nove mesi di quest’anno e sono raddoppiati i disoccupati rispetto allo scorso anno.

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Diminuisce anche l’età media e il fenomeno interessa maggiormente la fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni. Molto interessante l’analisi delle zone geografiche, se infatti il numero maggiore di imprenditori suicidi si concentra nel Nord-Est i disoccupati invece provengono in misura maggiore dal Sud, a dimostrazione di una scissione insanabile tra le due parti d’Italia anche per quanto riguarda una classifica dai toni così macabri.

Dunque, per dirla con le parole di Nicola Ferrigni, sociologo e direttore di Link Lab «Ciò che emerge da questi dati è anche la fotografia di una società sempre più fragile e smarrita, che porta le persone a sviluppare una sorta di consapevolezza per cui non è più possibile contare su alcun aiuto reale. Si è affermato un sentimento di esclusione, di separatezza e di frattura del corpo sociale, come se non ci fosse nessuno che prevenga, sorvegli o quantomeno proponga una soluzione a problemi economici considerati oramai insormontabili».