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La leggenda della ragazza con l'abito bianco

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Si dice che l'amore per il ballo travalichi la morte, ed esistono molte leggende che narrano come questo sia accaduto più volte durante la vecchia storia del mondo. Un amico mi raccontò tanti anni fa, qualcosa che un suo amico aveva a sua volta sentito da un altro amico. Per facilità chiam...

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Si dice che l’amore per il ballo travalichi la morte, ed esistono molte leggende che narrano come questo sia accaduto più volte durante la vecchia storia del mondo.

Un amico mi raccontò tanti anni fa, qualcosa che un suo amico aveva a sua volta sentito da un altro amico. Per facilità chiameremo quest’ultimo Mario.

Allora, sembra che Mario una sera fosse andato ad una festa danzante, e lì avesse incontrato una ragazza molto carina e molto misteriosa. Mario fu subito colpito dal modo di ballare di questa ragazza, che volteggiava stupenda, avvolta in bel vestito bianco.

Nonostante le insistenze di Mario, la ragazza non volle ballare con lui, anzi, non volle ballare con nessuno, ma continuò a volteggiare in solitudine al bordo della pista da ballo. Improvvisamente un ragazzo maleducato la strattonò cercando di trascinarla al centro della pista, ma la ragazza con uno sguardo lo fulminò, e quel cafone ne fu così sorpreso da lasciar cadere a terra il bicchiere da cui stava bevendo un Bloody Mary (forse per questo era così gasato). Mille schizzi rossi volarono in aria, ed uno di questi macchiò l’immacolato vestito della ragazza, la quale apparve visibilmente scossa.

Mario approfittò della circostanza per fare il cavaliere, e presa in disparte la ragazza (la quale appariva sgomenta nel vedere quella macchia rossa sul corpetto del suo vestito) e si offrì di accompagnarla a casa.

La ragazza accettò, e visto che faceva freddo, Mario le mise la sua giacca sulle spalle. La ragazza disse di abitare vicino al cimitero, anzi, si fece accompagnare proprio davanti al cancello del cimitero. Quando ringraziò Mario per la sua gentilezza, fece il gesto di restituirgli la giacca, ma Mario le disse di tenerla, e che sarebbe tornato il giorno seguente a riprendersela. Poi salutò la ragazza, ma non riuscì a farsi dire il suo nome (la ragazza disse che non se lo ricordava).

Il giorno seguente Mario si recò al cimitero pieno di speranza, ed immaginando che la ragazza fosse la figlia del custode, bussò alla porta di questi e salutò con un affabile sorriso l’uomo che gli aprì la porta.

L’uomo lo guardava incerto e quando Mario si presentò raccontando la storia della giacca e del vestito macchiato, il poveretto cominciò a piangere disperato. Alla fine, tra i singhiozzi, riuscì a raccontare che la ragazza della quale Mario parlava, era in realtà sua figlia, ma che era morta giusto un anno prima, accoltellata da un delinquente mentre si recava ad una festa da ballo. Infatti l’uomo stava proprio celebrando questo triste anniversario e mostrò a Mario un abito bianco tenuto come una reliquia all’interno di una teca con un coperchio di vetro. L’abito era proprio come quello indossata dalla ragazza della sera precedente, ed aveva anche la stessa macchia rossa sul corpetto.

Mario disse che non credeva ad una parola del povero padre, lui aveva parlato con la ragazza la sera prima, e l’abito sembrava dagli ragione. Allora il custode gli disse di seguirlo, e che avrebbe capito.

Lo portò davanti ad una lapide, dove la fotografia di una ragazza dall’aria smarrita fece rabbrividire Mario. Era proprio lei, e quando si avvicinò incredulo alla foto per poterla vedere meglio, inciampò in qualcosa: la sua giacca, ben ripiegata vicino al vaso dei fiori.

Nell’anniversario della sua morte, la ragazza era sfuggita alle tenebre per poter gioire di quell’ultimo ballo di cui era stata privata nel suo ultimo giorno di vita.