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La pochezza dei numeri 10

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Le notizie che in questi giorni ci arrivano dal Brasile sono legate ai mondiali di calcio e alla difficoltosa scelta di chi sarà il degno sostituto del Polpo Paul:  il polpo che nei mondiali del 2010 in Sudafrica riuscì a predire alcuni risultati. Il rischioso azzardo, su quale simpatico animal...

tartaLe notizie che in questi giorni ci arrivano dal Brasile sono legate ai mondiali di calcio e alla difficoltosa scelta di chi sarà il degno sostituto del Polpo Paul: il polpo che nei mondiali del 2010 in Sudafrica riuscì a predire alcuni risultati. Il rischioso azzardo, su quale simpatico animaletto sarà dotato di straordinarie premonizioni calcistiche, ha tenuto molte persone incollate a queste notizia. Pare che a pronosticare gli eventi calcistici sia una testuggine di nome Big Head ma alcuni altri, bene informati, dicono che saranno dei panda cinesi, altri ancora un elefante calciatore — sì, avete letto bene — mentre i più ferrati in materia azzardano a dei porcellini d’India. Un grosso problema direi. Anche il signor Edson Arantes do Nascimento, più noto come Pelé, forse preoccupato da quella importante scelta, l’otto aprile scorso ai giornali brasiliani dichiarava che la morte di 8 operai, durante gli ammodernamenti di alcuni impianti sportivi, sono cose che capitano, dicendo che: “i veri problemi del Brasile sono altri. Otto vittime sono un danno collaterale da mettere in conto, morti accettabili per una manifestazione di questi livelli “.pele

Però, che umana considerazione. Probabilmente O’ Rey, ex ministro dello Sport e ben lontano dal ‘suo popolo’, voleva rassicurare l’opinione pubblica garantendo che «i veri problemi» erano altri, come per esempio quale mangime dare a Big Head? Strano che l’ex numero 10 non abbia mai citato le rivolte popolari in atto, dovute all’esasperazione del costo della vita e per l’ingente quantità di denaro speso per questo evento (la cifra solo per gli stadi è costata 2 miliardi 811 milioni di dollari, mentre con le spese di abbellimento delle città ospitanti il costo è lievitato ben sopra gli 11 miliardi), portando in piazza non solo gli abitanti delle favelas, ma anche gli indigenti di molte località del Paese. Secondo gli ultimi sondaggi pare che solo il 51% dei brasiliani sono contenti ad ospitare i Mondiali, preoccupando un altro numero 10: il presidente UEFA Michel Platini, che in una intervista dichiarava: ““Occorre assolutamente dire ai brasiliani che hanno la Coppa del Mondo e che devono mostrare a tutti le bellezze del loro Paese, la loro passione per il calcio e che, se potessero aspettare un mese per le loro rivendicazioni sociali, sarebbe un bene per tutto il Brasile e per il mondo del calcio”. Secondo il calciatore francese i poveri — cioè gente che vive con salari medi di 639 dollari, mentre quello minimo è di 236 dollari al mese, con un inflazione del 6,5%, e non con un patrimonio da calciatore —, dovrebbero aspettare in silente attesa che il mondiale finisca per poi dare il via alla rivolta? Complimenti per la saggia dichiarazione.

platiniSanità, istruzione e trasporti sono a pezzi nella patria della torcida. Come se non bastasse il prezzo di moltissimi prodotti, tra cui elettrodomestici, medicinali e cibo sono più cari del 50% rispetto ad altri Paesi industrializzati. Per non parlare della tossicodipendenza o della prostituzione minorile di entrambi i sessi, arrivata sulle strade con bambini sfruttati al fine di portare a casa qualche soldo in più, visti i costi esponenziali degli ultimi anni. Le affermazioni rilasciate dai due numeri 10 sono una totale mancanza di riguardo, sconcertante e irrispettosa verso un popolo in difficoltà. E’ la prova di tornaconti speculativi affilati come rasoi privi di pietà, lasciandoci increduli che grandi campioni, accompagnati solo dalla loro fama e non di certo dalla loro intelligenza, si siano venduti all’indifferenza, in una partita senza arbitri, senza falli e senza goal.