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La proposta di legge sulla sharing economy piace all'Antitrust

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Presto in Italia potrebbe arrivare una legge che regolamenta l'economia della condivisione. Si sta da tempo  discutendo sulla proposta bipartisan sulla Sharing economy, che se venisse approvata andrebbe ad interessare realtà imprenditoriali molto diverse, come Airbnb, Uber, BlablaCar. Nell’a...

Presto in Italia potrebbe arrivare una legge che regolamenta l’economia della condivisione. Si sta da tempo discutendo sulla proposta bipartisan sulla Sharing economy, che se venisse approvata andrebbe ad interessare realtà imprenditoriali molto diverse, come Airbnb, Uber, BlablaCar.

Nell’arco dei prossimi dieci anni, ha spiegato il presidente Pitruzzella, gli introiti globali di questo nuovo settore dell’economia digitale potranno passare dagli attuali 13 miliardi di euro a 300. Risulta opportuno perciò disciplinare l’attività delle piattaforme che consentono di gestire rapporti sia profit sia non profit, per scambi di casa, affitti privati, taxi privati, car sharing, banche del tempo e quant’altro. E ciò anche per prevenire o evitare conflitti tra piattaforme come Uber e Airbnb, da una parte, e i tassisti e gli albergatori dall’altra.

Nell’audizione parlamentare, Pitruzzella ha insistito poi sull’ opportunità di una leggera regolazione che protegga il processo di innovazione e mantenga il mercato aperto per i potenziali innovatori, scongiurando il rischio di regolazioni coercitive, inadeguate e quindi potenzialmente controproducenti.

La proposta di legge è stata presentata da un gruppo interparlamentare che vede tra i primi firmatari Sergio Boccadutri e Stefano Quintarelli. Il testo definisce l’economia della condivisione dentro certi paletti: è quella “generata dall’allocazione ottimizzata e condivisa delle risorse di spazio, tempo, beni e servizi tramite piattaforme digitali. I gestori di tali piattaforme agiscono da abilitatori mettendo in contatto gli utenti e possono offrire servizi di valore aggiunto. I beni che generano valore per la piattaforma appartengono agli utenti. Tra gestori e utenti non sussiste alcun rapporto di lavoro subordinato. Sono escluse le piattaforme che operano intermediazione in favore di operatori professionali iscritti al registro delle imprese”. In dodici articoli la proposta di legge cerca di disciplinare un ‘settore’ molto variegato stabilendo delle regole generali. Prevede fra l’altro, l’istituzione di un Registro elettronico nazionale delle piattaforme di “sharing economy”, attribuendo proprio all’Antitrust il compito di vigilare sulla loro attività. A fronte di queste nuove competenze, l’Autorità chiede perciò un aumento delle risorse, mediante il reclutamento di nuovo personale dotato di specifiche competenze tecniche, il cui costo in ogni caso non graverebbe sulla finanza pubblica in forza del previsto meccanismo di autofinanziamento.