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Le frasi più belle di Narciso e Boccadoro

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        Narciso e Boccadoro  (1930) è il romanzo di Herman Hesse , scrittore, poeta, aforista, e pittore tedesco, che fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1946.  L'incontro tra Narciso, giovanissimo, ascetico e temuto monaco nel convento di Mari...

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Narciso e Boccadoro (1930) è il romanzo di Herman Hesse , scrittore, poeta, aforista, e pittore tedesco, che fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1946. L’incontro tra Narciso, giovanissimo, ascetico e temuto monaco nel convento di Mariabronn, spirituale e preparato, con Boccadoro, artista, vagabondo, che ama con i sensi, e incanta ogni donna; inviato dal padre nel convento per espiare al suo carattere peccaminoso, ereditato secondo lui, dalla madre, è il fulcro del romanzo: il contrasto fra natura e spirito, consiste nella via per la ricerca della verità. Narciso, rappresenta lo spirito, Boccadoro rappresenta la natura: entrambi si sentono insoddisfatti della loro ricerca perché adoperano come mezzo solo lo spirito, il primo, o solo i sensi, il secondo, e ciò si rivela insufficiente. Solo alla fine del libro, entrambi trovano la pace perché imparano a vivere secondo la loro natura, e in essa trovano la piena realizzazione. Narciso con lo spirito e Boccadoro con i sensi spiegano il mondo nella sua essenza: questo è ciò che Hermann Hesse intende per “verità”.
La ricerca continua, il non riuscire mai a fermarsi in nessun luogo, è il tema, intrigante, che ci accompagna per tutta la storia.

Di seguito alcune delle frasi più belle, contenute nel libro, anche se ve ne consiglio la lettura, per ricercare la vostra frase migliore, quella che vi colpisce di più; seguite la traccia continua di tutto il libro: la ricerca continua.

« Non è il nostro compito quello d’avvicinarci, così come non s’avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparare a vedere e a rispettare nell’altro ciò ch’egli è: il nostro opposto e il nostro complemento. »

“Il richiamo della morte è anche un richiamo d’amore.La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell’amore e della trasformazione.”

“Era proprio così: anche le cose tristi passavano, anche i dolori, le disperazioni, come le gioie, impallidivano, perdevano la loro profondità e il loro valore, fin che veniva un momento in cui non ci si poteva più ricordare cos’era stato a far tanto male.
Anche i dolori sfiorivano ed appassivano.”

“Mai più!” Diceva imperiosa la sua volontà. “Domani ancora!” Supplicava il cuore singhiozzante.”

“Alt! Non sai, amico mio, che una vita di libertinaggio può essere una delle vie più brevi per giungere alla santità?”

“Come l’estasi d’amore nel momento della sua massima tensione e felicità è sicura di dover scomparire e morire l’istante appresso, così l’intima solitudine e l’abbandono alla tristezza erano sicuri d’essere a un tratto inghiottiti dal desiderio, da un nuovo volgersi al lato luminoso della vita. Morte e voluttà erano una cosa sola. La madre della vita si poteva chiamare Amore o Piacere, si poteva chiamare anche Tomba e Corruzione.”