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Le ore migliori per studiare

le ore dello sturdio migliore

Anche lo studio, come tante attività del nostro corpo, ha i suoi orari in cui può essere praticato più proficuamente. Vediamo quali sono gli orari migliori per studiare In che periodo della giornata è meglio studiare? Meglio la mattina o meglio la sera? Possiamo dire che generalmente non c’è...

Anche lo studio, come tante attività del nostro corpo, ha i suoi orari in cui può essere praticato più proficuamente. Vediamo quali sono gli orari migliori per studiare
In che periodo della giornata è meglio studiare? Meglio la mattina o meglio la sera? Possiamo dire che generalmente non c’è una risposta univoca per tutti, e, come vedremo, molto dipenderà dalle caratteristiche del singolo, oltre che dall’argomento dello studio.Il nostro organismo segue dei precisi ritmi, regolati nal nostro ciclo circadiano, per cui ogni cosa ha il suo periodo migliore. Per questo è lecito pensare che anche la propensione allo studio segua dei ritmi, e che ci siano delle ore in cui il nostro cervello è più “permeabile” alle informazioni che stiamo introducendo attraverso lo studio.

Son sicuro che chiunque ha sperimentato che in alcune fasi della giornata la mente è più pronta e riesce a recepire meglio, ma in generale esistono delle regole? La maggior parte dei neurologi che si occupa di questo tipo di ricerche è concorde nell’attribuire al mattino, dopo la colazione, il picco di performance cognitiva del nostro cervello. La mente è fresca, riposata, ed inoltre è in uno stato in cui l’assetto ormonale e dei neurotrasmettitori è configurato verso la veglia. Soprattutto se non si eccede nella colazione, e si intervallano alcuni pasti non troppo pesanti (parliamo di una colazione da 400 kcal e uno spuntino dopo tre ore, da circa 300 kcal), stiamo offrendo alla nostra mente la situazione migliore per risolvere problemi complicati e per ragionare al meglio.

Il periodo più critico? Ovviamente tutti avranno sospettato bene: il periodo post prandium, subito dopo il pasto principale, è sicuramente il momento in cui la nostra mente ci abbandona. Il ciclo circadiano fa sì che ci sia una diminuzione dello stato di veglia, e anche il pasto contribuisce a questo. Infatti con l’introduzione di carboidrati attiviamo il meccanismo insulinico che aumenta l’attività di un neurotrasmettitore molto importante: la serotonina. Questa (ma non solo) è responsabile della sensazione di sonnolenza che spesso avvertiamo dopo i pasti (specialmente quelli sbilanciati in favore dei carboidrati).

Mangiare meno carboidrati può essere una soluzione? Non esattamente. Certo è meglio seguire una dieta bilanciata, con il giusto rapporto tra carboidrati, proteine e grassi, e senza eccedere in calorie, ma non dobbiamo fare l’errore di mangiare poco per rimanere più attivi durante il giorno: il nostro ciclo circadiano, al di là del meccanismo appena descritto, è predisposto per il riposo e per il rilassamento, ed è meglio assecondarlo. Prendiamo quindi una pausa dopo pranzo, di almeno una mezzoretta, nella quale ci rilassiamo. Bisogna però fare attenzione alla pennichella, in quanto non tutti reagiscono bene a questa. Secondo gli esperti infatti questa dovrebbe essere di breve durata in maniera tale che non ci sia il rischio di entrare nello stato di sonno profondo, che al risveglio ci farebbe sentire più stanchi di prima. Inoltre pare che non faccia molto bene al nostro riposo notturno, diminuendone la qualità. Quindi se potete evitarla, in periodo di studio, è meglio.

Dopodichè il nostro cervello torna a sorridere subito dopo il primo pomeriggio, lo stato di veglia aumenta, fino ad avere il suo picco intorno alle sei-sette di sera, e diminuire nuovamente dopo cena.

Tuttavia ci sono tante persone che non hanno l’orologio interno ben sincronizzato col resto del mondo, e per le quali questi orari, che vanno bene per la MEDIA della popolazione, non sono esattamente propizi per la concentrazione e per lo studio.

Ciò che più di tutti è importante comunque è avere un’organizzazione ben precisa del lavoro, che va fatta per tempi, e non per argomenti. Decidere di dedicare quattro ore la mattina e tre la sera ad esempio (nel caso in cui non si abbiano lezioni durante la giornata), ci può far vedere lo studio come un “lavoro non retribuito”, e ci permette di avere i nostri spazi durante la giornata. La sistematicità e la costanza sono le due caratteristiche più importanti di un buon metodo di studio, soprattuto per gli studenti universitari.

Inoltre bisogna sfruttare i momenti della giornata in cui ci si sente maggiormente attivi e concentrati per fare gli sforzi concettuali più impegnativi, e lasciare la lettura veloce e l’approfondimento al resto della giornata di studio. Se riusciamo ad andare a letto sempre alla stessa ora e a trovare un ritmo aumenteremo significativamente la qualità del nostro studio.