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Le più belle poesie d’amore di Montale

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Anche se tutti lo conoscono come il poeta del “male di vivere”, Montale ha scritto alcune grandi poesie d’amore, belle quanto struggenti. Quando si pensa a poesie d’amore, non è a Montale che si pensa in genere. Piuttosto a Neruda, semmai. Eppure, Eugenio Montale credeva nell’amore. A ...

Anche se tutti lo conoscono come il poeta del “male di vivere”, Montale ha scritto alcune grandi poesie d’amore, belle quanto struggenti.

Quando si pensa a poesie d’amore, non è a Montale che si pensa in genere. Piuttosto a Neruda, semmai. Eppure, Eugenio Montale credeva nell’amore. A modo suo.

La donna era per il poeta colei che poteva salvarlo dalla tristezza, dall’isolamento in cui si sentiva imprigionato. L’amore era un’ancora di salvezza idealizzata. Per questo le donne delle sue poesie, come Dora Markus, Irma Brandeis e Annetta, la giovane conosciuta a Monterosso in gioventù, sono dipinte come donne angelo irraggiungibili. L’amore di Montale, perciò, è fatto per lo più di storie finite, di occasioni di mancate, come nella Belle dame sans merci:

Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pale che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.
Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela tra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci, fiale e creme.
Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell’accendino.

Ma la sua musa per eccellenza era senz’altro la moglie Drusilla Tanzi, che Montale chiamava “Mosca” perché portava occhiali con lenti molto spesse. A lei, defunta, il poeta dedica una poesia struggente, che riassume il senso di una vita passata insieme:

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.