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Londra, la storia raccapricciante dell'Execution Dock

Londra

Il famigerato Execution Dock di Londra fu per quasi 400 anni uno dei luoghi di esecuzione dei condannati all’impiccagione

Ancora agli inizi del XIX secolo, i viaggiatori che si avvicinavano al porto della città di Londra dal Tamigi erano accolti da uno spettacolo terrificante. Il fiume era fiancheggiato da un certo numero di patiboli, dai quali pendevano altrettanti cadaveri in decomposizione, esposti all’interno di gabbie di ferro. Il vento faceva dondolare i poveri resti umani, con un sinistro scricchiolio che terrorizzava i naviganti.

Il famigerato Execution Dock di Londra fu per quasi quattrocento anni uno dei luoghi di esecuzione dei condannati all’impiccagione. Un’incisione del 1795 rappresenta l’esecuzione di un pirata all’Execution Dock. Forse rappresenta il capitano James Lowry, impiccato nel 1762.

A quel tempo la Corona inglese era in una fase di forte espansione. Le colonie, disseminate in luoghi lontani, erano una grossa risorsa economica, sia per le materie prime che fornivano che come acquirenti dei prodotti realizzati in Gran Bretagna. Il commercio marittimo aveva bisogno di rotte sicure. Per questo durante il regno di Elisabetta I i corsari erano sostenuti dalla corona, che li usava come strumento di contrasto per le navi delle altre potenze coloniali, nonché ai pirati. Quando questi mercenari del mare non ebbero più l’aiuto della Corona, si trasformarono quasi tutti in pirati. Erano quindi criminali che minacciavano il commercio marittimo. L’unica punizione considerata giusta per questo reato era la morte.

Londra, Execution Dock: la condanna per impiccagione lungo il Tamigi

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Tutti coloro i quali commettevano crimini sul mare, ovverosia pirati, ammutinati e contrabbandieri, venivano rinchiusi nella prigione di Marshalsea. Qui erano in attesa di essere trasferiti all’Execution Dock per la loro esecuzione pubblica. Londra possedeva diversi luoghi dove venivano effettuate le condanne a morte. Ma il molo sul Tamigi era usato in modo particolare per i pirati.

Il condannato doveva camminare lungo le strade che dalla prigione portavano all’Execution Dock, preceduto dal Maresciallo dell’Ammiragliato o da un suo rappresentante. Egli procedeva a cavallo portando un remo d’argento, simbolo del Ministero della Marina. Le strade erano piene di spettatori, così come le rive del Tamigi. Altri cittadini si godevano invece lo spettacolo dal fiume, su barche appositamente predisposte. Uomini, donne e bambini costituivano una folla immensa, che presenziava al raccapricciante spettacolo di un uomo che moriva appeso per il collo.

Lungo la via per il patibolo c’era anche un pub (oggi una caffetteria), dove il condannato poteva assaporare il suo ultimo gallone di birra. Ai piedi della forca, l’uomo aveva poi la possibilità di pronunciare il suo ultimo discorso di rammarico per le cattive azioni commesse. Oppure di accusa verso il colpevole del suo destino. Con le ultime parole terminava anche il tempo del condannato. A quel punto, infatti, il criminale veniva appeso per il collo fino a che non sopraggiungeva la morte. I pirati subivano una condanna ancora peggiore. Essi venivano impiccati con una corda corta che non consentiva la rottura dell’osso del collo. La loro era pertanto una lenta morte per strangolamento. Durante l’agonia la vittima si dibatteva: questo macabro spettacolo venne chiamato “la danza del maresciallo”.