> > Mafia, è morto Totò Riina: aveva 87 anni

Mafia, è morto Totò Riina: aveva 87 anni

Totò Riina

Questa notte, alle 3.37, è morto il boss mafioso Totò Riina nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma. Proprio ieri aveva compiuto ottantasette anni.

Questa notte, alle 3.37, è morto il boss mafioso Totò Riina nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Proprio ieri aveva compiuto ottantasette anni. Nelle scorse settimane Riina è stato operato due volte, ma dopo l’ultimo intervento avvenuto a Roma era entrato in coma. Secondo gli inquirenti, il boss, nonostante la detenzione al 41 bis da ormai ventiquattro anni, era ancora il Capo di Cosa Nostra.

Morto Totò Riina

Totò Riina è morto questa notte, alle 3.37, nel reparto detenuti dell’Ospedale di Parma. Proprio nella giornata di ieri aveva compiuto ottantasette anni. Il boss mafioso nelle scorse settimane aveva subito due operazioni, ma dopo l’ultima operazione, svolta a Roma, era entrato in coma. Nonostante la detenzione al 41 bis da ormai ventiquattro anni, Riina era considerato dagli inquirenti ancora il Capo di Cosa Nostra. Il Capo dei Capi della Mafia siciliana ha sempre perseguito una lucida strategia, anche in carcere. Quasi una ossessione. Cioè quella di ribadire il suo ruolo che ha svolto nell’Italia degli ultimi quarantanni, allontanando l’idea che sia stato solamente un burattino nelle mani dello Stato.

Riina era malato da diversi anni. Ma negli ultimi tempi le sue condizioni di salute erano peggiorate. Tanto da indurre i suoi legali a chiedere un differimento di pena proprio per motivi di salute. Richiesta che però il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto. Nella giornata di ieri, quando si era capito che le sue condizioni fossero ormai disperate, il Ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario.

Le condanne

Il boss stava scontando in tutto ventisei condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi. Tra le quali anche quelle di Viale Lazio, gli attentati del ’92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e anche quelli del ’93. E’ stata sua la scelta di lanciare un’offensiva armata contro lo Stato nei primi anni ’90. Non ha mai avuto alcun cenno di pentimento. Tanto che solamente tre anni, parlando con un co-detenuto, si vantava dell’omicidio di Falcone, continuando a minacciare di morte i magistrati. Lo scorso febbraio, parlando con la moglie, ha dichiarato che lui era sempre Totò Riina e che si sarebbe fatto anche tremila anni di carcere.

L’ultimo processo a suo carico e ancora in corso era quello che è stato definito come “Trattativa Stato-Mafia”. In questo caso, Riina è accusato di minaccia nei confronti del Corpo Politico dello Stato. Ieri, nel giorno dell’ottantasettesimo compleanno del boss, il figlio Giuseppe Salvatore (che ha scontato una pena di otto anni per mafia), ha pubblicato un post di auguri al padre sulla sua pagina Facebook.

Riina ha continuato ad essere fino all’ultimo il boss di sempre. Affermando tutto e il contrario di tutto. Con lo scopo di non far uscire la verità, quella che i magistrati ricercavano. Tanto che lo stesso boss diceva che “bisognerebbe ammazzarli tutti”, riferendosi appunto ai magistrati. “C’è la dittatura assoluta di questa magistratura”, sono queste le ultime parole di Riina intercettate. Adesso molti dei segreti del boss mafioso li custodisce uno dei suoi rampolli, cresciuto al suo fianco durante la stagione delle stragi. Ovvero il superlatitante Matteo Messina Denaro, che da quei giorni del 1993 è praticamente diventato un vero e proprio fantasma.

I commenti sulla morte di Riina

Cominciano ad arrivare i primi commenti per quanto riguarda la morte di Totò Riina. A partire da quello del Colonnello Sergio De Caprio, il “Capitano Ultimo”, che aveva arrestato ventiquattro anni fa il capo di Cosa Nostra: “E’ una questione che riguarda lui, la sua famiglia e Dio. Non ho niente da dire”, si è limitato a commentare De Caprio.

Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha dichiarato che la morte di Riina non significa la fine della Mafia siciliana, che resta comunque un sistema criminale di altissima pericolosità. La Bindi ha poi ricordato che Totò Riina è stato il capo il “capo indiscusso e sanguinario” della Cosa Nostra stragista. Quella mafia, secondo il parere del presidente della Commissione Antimafia, era stata già sconfitta prima della sua morte, soprattutto grazie all’impegno delle istituzioni e al sacrificio di tanti uomini coraggiosi. “Non possiamo dimenticare quella stagione drammatica, segnata dal delirio eversivo di un uomo spietato, che non si è mai pentito dei suoi crimini efferati e non ha mai collaborato con la giustizia. A noi resta il dovere di cercare le verità che per tutti questi anni Riina ha nascosto e fare piena luce sulle stragi che aveva ordinato”, ha poi concluso Rosy Bindi.

Le altre reazioni

Cordoglio è stato espresso da parte dell’ex guardasigilli Piero Fassino, che però ha precisato che restano le gravi responsabilità per gli atti compiuti. La sorella di Giovanni Falcone, ha invece dichiarato che non sta gioendo per la morte di Riina. Ma comunque non può perdonarlo. Inoltre ha aggiunto che avrebbe potuto farlo se si fosse pentito, ma da lui non è mai arrivato alcun segno di redenzione. Come dimostrano anche le recenti intercettazioni in cui gioiva per le morti di Falcone e Borsellino.

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ha affermato che diverse persone staranno gioendo, perchè ora Riina non potrà più parlare. Infine, anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso, con un posto su facebook ha commentato la morte del boss mafioso. Nel messaggio si può leggere: “La pietà di fronte alla morte di un uomo non ci fa dimenticare quanto ha commesso nella sua vita, il dolore causato e il sangue versato. Porta con sè molti misteri che sarebbero stati fondamentali per trovare la verità su alleanze, trame di potere, complici interni ed esterni alla mafia, ma noi, tutto noi, non dobbiamo smettere di cercarla”.