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Malata di Sla insultata e maltrattata chiede aiuto sul web: 9 ai domiciliari

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I medici e gli infermieri ritenevano che si lamentasse a sproposito, così disattivavano l'audio del comunicatore e spostavano il monitor del lettore ottico per impedirle di comunicare.

Spiacevoli episodi per una donna malata di Sla, che ricoverata presso la casa di cura San Vitaliano a Catanzaro, veniva continuamente insultata e maltrattata. Oggi è finalmente riuscita a liberarsi dei suoi aguzzini grazie alle email di denuncia che è riuscita ad inviare al suo avvocato.

La donna non ha ne parenti e ne amici, ma usando il web è riuscita a far aprire un indagine. Nove persone tra cui un medico, infermieri e operatori socio sanitari sono tutti finiti ai domiciliari, l’accusa per loro è di maltrattamenti aggravati e abuso dei loro poteri. Ascoltando le intercettazioni, sembra che la donna dovesse giustificarsi del suo stato di salute e dell’impossibilità di poter badare a se stessa.

La donna documentava con email i quotidiani insulti e maltrattamenti a cui veniva sottoposta dal personale medico. Lucida ma completamente paralizzata, soffriva quando i medici e gli infermieri ritenevano che si lamentasse a sproposito, così disattivavano l’audio del comunicatore e spostavano il monitor del lettore ottico, spesso la privavano di connessione a Internet, inibendole le uniche attività che le sono permesse come leggere e fare ricerche on line. Tutto in modo da impedirle di comunicare.

Nel provvedimento si legge che ” Negli ultimi tre anni la signora ha subito con riprovevole cinismo ed insensibilità, comportamenti persecutori, vessatori, a volte aggravati da rabbiosi insulti, posti in essere da parte di alcuni operatori sanitari del centro San Vitaliano. Gli operatori sanitari hanno agito con inciviltà, mancanza del sentimento di umanità e assoluta mancanza di rispetto delle regole dello Stato e in particolare di quelle regole che guidano l’esercizio della professione sanitaria.

Tutto questo grazie all’operazione della squadra mobile di Catanzaro e della polizia giudiziaria, coordinati dal procuratore capo Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dal pm Stefania Paparazzo, avviata per ordine del gip Barbara Saccà che ha preso molto sul serio le denunce ricevute.