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Manicomi, ecco cosa accadeva in passato: alcune immagini

Luogo dell'orrore

I manicomi del passato, in tutto il mondo luoghi di tortura per i pazienti: i “metodi curativi”, punitivi, gli strumenti, i volti dei ricoverati con la loro solitudine. L’abbandono di oggi.

Il passato dei manicomi

In passato i manicomi, oltre che luoghi tristi, erano in tutto il mondo dei veri e propri luoghi di tortura, in cui certamente potevano finire i malati mentali, ma anche coloro che denunciavano un governo e il suo capo, o chi era ritenuto per qualche motivo caratteriale, “diverso”, “anormale”. Ecco alcune immagini di ciò che vi accadeva.

I “metodi curativi”

Anche certi film e fiction televisivi viene ancora rappresentato ciò che di terrificante avveniva nei manicomi, a cominciare dai “metodi curativi”. Uno di questi era la diatermia cerebrale, praticamente un elettroshock ritenendo che il calore potesse curare le psicosi.

"Metodo curativo"

Un altro “metodo curativo” tristemente famoso era la lobotomia, un intervento chirurgico che prevedeva l’interruzione delle fibre nervose che collegano i lobi cerebrali.

Intervento in manicomio

Qui sotto, invece, troviamo gli “strumenti di tortura”.

Strumenti di tortura

“Metodi punitivi”

Non mancavano i “metodi punitivi”, come mettere i pazienti o anche i bambini degli orfanotrofi in gabbie, come era accaduto a questa orfanella spagnola – a quanto pare proprio una bambina – nel 1961.

Metodo punitivo

C’erano anche sedie speciali per immobilizzare i pazienti “lunatici” o “isterici”, come era avvenuto a questo anziano ricoverato nel 1869 al West Riding Lunatic Asylum nella città di Wakefield, contea inglese dello Yorkshire.

Sedia per tenerlo fermo

L’effetto è un po’ quello della sedia elettrica, come vediamo anche qui sotto con una sedia di contenzione, usata nei manicomi italiani.

Bloccati su questa sedia

I malati potevano essere anche messi isolamento, come vediamo in quest’altra inquietante immagine, dove una mano esce dallo spioncino di una porta di ferro.

Richiesta d'aiuto

La solitudine in cui molti venivano lasciati era straziante, come quella di quest’uomo fotografato nel 1920 al Manicomio Generale La Castañeda a Ciudad de México, il più grande del Paese. Sempre qui, vediamo nella prossima foto vediamo un uomo che tiene in braccio un inquietante bambolotto di legno.

In un manicomio

Non andava meglio nei manicomi femminili, come il Kalamazoo nel Michigan, Stati Uniti, nel 1870.

Manicomio femminile americano ottocentesco

Luoghi ormai abbandonati: un esempio vicino a noi

Stanza manicomio

Oggi questi luoghi d’orrore sono perlopiù abbandonati, mantenendo quindi la loro fama di luoghi dell’orrore: come il famoso Manicomio di Mombello di Limbiate, in provincia di Milano, dove venne internato e morì il 26 agosto 1942, a soli 26anni, per consunzione, Benito Albino Dalser, il figlio che Benito Mussolini avrebbe avuto da Ida Dalser, una donna con cui aveva avuto una relazione prima di sposare Rachele Guidi: ella venne internata a sua volta in manicomio per aver gridato con forza di aver precedentemente sposato il Duce, il quale avrebbe anche riconosciuto la paternità di Benito Albino l’11 gennaio 1916. Né l’atto di matrimonio né quello di riconoscimento, però, furono mai trovati. Molti storici parlano della morte di Ida Dalser e di quella figlio come “delitti del regime fascista”.