> > Manicomio abbandonato Collegno: Certosa Reale in provincia di Torino

Manicomio abbandonato Collegno: Certosa Reale in provincia di Torino

DSCF2774

Tra i vari luoghi abbandonati del Bel Paese, non possono certo essere esenti le realtà dei manicomi, che sono stati chiusi a seguito della Legge Basaglia. Il Piemonte conserva tracce di questo cammino, ed emerge per il famoso manicomio abbandonato Certosa Reale di Collegno (TO). Il manicom...

Tra i vari luoghi abbandonati del Bel Paese, non possono certo essere esenti le realtà dei manicomi, che sono stati chiusi a seguito della Legge Basaglia. Il Piemonte conserva tracce di questo cammino, ed emerge per il famoso manicomio abbandonato Certosa Reale di Collegno (TO).

Il manicomio fino allo scorso anno ha ospitato ogni estate il festival musicale Colonia Sonora, si può dunque già intuire che di trasformazioni ve ne sono state parecchie.

30363769

Per iniziare, una delle prime forme che ha assunto è stata quella di monastero dei Certosini. Esso era sorto per volere della Madama Reale Cristina di Francia che aveva fatto voto solenne di erigere una certosa nei pressi di Torino dopo essersi recata in pellegrinaggio alla “Grande Chartreuse”, casa madre dell’Ordine dei Certosini.

In seguito, vi è stato il trasferimento del Regio Manicomio di via Giulio a Torino fino a Collegno.

Infatti, nel 1851 il direttore del Manicomio, il conte Lorenzo Ceppi, suggerisce di decentrare l’ospedale nei pressi di una cascina in modo che i malati potessero dedicarsi ai lavori agricoli, con scopi terapeutici. In data 8 settembre 1852 il Regio manicomio si stabilisce nei locali della Certosa di Collegno.

vasi_farmacia_01

Il problema che stava all’apice di questo trasferimento era la convivenza forzata tra i certosini e i malati, con non poche difficoltà specialmente all’inizio. Per questo motivo, nel luglio del 1853, il ministro Rattazzi decide di destinare la Certosa al Manicomio.

Negli anni a seguire il numero di ricoverati continua a crescere a dismisura. Raggiunge l’apice negli anni ’40 del ‘900, quando il complesso arriva ad essere composto da venti padiglioni con tanto di piccola linea ferroviaria indipendente, denominata Deacauville, che collegava tra di loro le varie aree della struttura.

La terza trasformazione è quella iniziata proprio nel 1978 e tuttora in corso. Per prima cosa, il volere e il definitivo abbattimento delle mura che separavano il manicomio dalla città. In seguito, far intraprendere alla Certosa un viaggio che ha come punto di partenza il superamento dell’essere un luogo di segregazione e malessere sanitario. Questa seconda fase è iniziata simbolicamente con il corteo dei lavoratori del 1 maggio 1979 . Come meta finale di questa trasformazione, si vede l’apertura dello spazio a tutti gli abitanti, rendendolo un Parco cittadino.

74521826 284x225

Ma ancora tanto resta da fare. Alcuni padiglioni, infatti, son dei veri e propri archivi dove si trova conservato di tutto e di più: sedie a rotelle, apparecchiature mediche (alcune peraltro apparentemente in buono stato), estintori, pile di faldoni di documenti di archivio e ancora molto altro.

Addentrandosi in quei corridoi ci si trova avvolti da un’atmosfera cupa e malinconica ed è molto evidente lo stato di forte degrado in cui molte zone del complesso stanno versando.

Alcuni edifici oggi sono occupati da gruppi anarchici, altri ritrovi abituali di tossici e drogati, di cui si trovano attrezzi e resti. In alcuni padiglioni è impossibile riuscire ad addentrarsi perché utilizzati da non ben definite persone.

31ad029b6c4bb3bb2705d38d26c30494

Ad oggi, sono stati elaborati diversi progetti, da parte della Regione Piemonte prima e dall’Amministrazione Comunale di Collegno poi, per portare quest’area a divenire cuore culturale della città.

Alcuni padiglioni hanno visto nuova luce, come l’ex Palazzina 7 delle ville che oggi è divenuta sede degli uffici comunali.

Si spera che un così prezioso edificio possa veder realizzati quei progetti di riqualificazione, diventando un centro e un punto di riferimento per la popolazione piemontese.