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Migranti: ministro Grecia, pronti 4 hotspot su 5

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I centri di identificazione migranti di Lesbo, Chio, Lero e Samo permetteranno alla Grecia di rispettare gli accordi con la UE Il ministro Panos Kammenos ha assicurato che il quinto, sull'isola di Kos, aprirà entro pochi giorni EMERGENZA EUROPEA - Facciamo un po' di conti, semplici conti geogra...

I centri di identificazione migranti di Lesbo, Chio, Lero e Samo permetteranno alla Grecia di rispettare gli accordi con la UE

Il ministro Panos Kammenos ha assicurato che il quinto, sull’isola di Kos, aprirà entro pochi giorni

EMERGENZA EUROPEA – Facciamo un po’ di conti, semplici conti geografici. C’è un fiume di persone che si sta riversando dall’Africa del nord e dal vicino Oriente in Europa, per i motivi più disparati, che non è qui il caso di analizzare. E’ invece il caso di analizzare che questi migranti hanno fondamentalmente tre strade: la prima è una strada esclusivamente via terra, attraverso l’Europa dell’est, che vuol dire Germania, ma anche passare per i muri dell’Ungheria. Le altre due sono molto più vicine a noi, e sono via mare: la prima è Lampedusa, a meno di 100 km dalle coste africane, e la seconda, e la più impreparata e problematica, è la Grecia, alla quale i migranti e gli impegni con l’Europa su di loro non fanno altro che acuire la crisi.

METTERSI IN REGOLA – Negli ultimi giorni Atene ha ufficialmente dichiarato di aver assolto ai suoi impegni sulla gestione dei migranti. I centri di identificazione, chiamati hotspots, sono stati completati, il ministro Panos Kammenos ha visitato quello di Leros. A Lesbo, di sicuro tra le isole più colpite perché più vicine alla Turchia, gli hotspots sono addirittura due. Non mancano però le voci contrarie: dalle popolazioni, che semplicemente hanno paura per il loro turismo (di certo i centri migranti rischiano di essere un deterrente) e analisti politici. Non si possono non segnalare tafferugli, sassaiole e incendi, con la reazione della popolazione che sta diventando, da pacifica, sempre più violenta. Per molte delle isole del Dodecaneso, il turismo è l’unica fonte di reddito: perso quello, si perde tutto, e la fame e la disperazione potrebbero più dell’accoglienza.