La Regione Lombardia chiede il rimborso a ventotto ex consiglieri la cifra di 3 milione e 400 mila euro per spese addebitate all’ente non dovute. Gli ex consiglieri, fra cui spiccano nomi quali Renzo Bossi detto il “Trota” – figlio del ben più famoso fondatore della Lega Nord – Nicole Minetti, e altri svariati soggetti coinvolti all’interno di uno scandalo relativo ai rimborsi spese concessi loro dalla Regione, hanno speso svariati milioni di euro in acquisti che nulla hanno a che fare con l’adempimento delle loro funzioni pubbliche, e ne hanno ottenuto il rimborso. Si facevano rimborsare qualunque cosa. Al figlio di Bossi, per esempio, la regione ha richiesto una cifra pari a 58 mila euro per spese inutili, fra cui spiccano sigarette e redbull, che di certo non possono essere addebitate alle Regione Lombardia come “rimborso spese“. Pierluigi Toscani, sempre esponente del partito Lega Nord, ha chiesto alla regione il rimborso per aver acquistato i proiettili adibiti alla sua grande passione: la caccia. Nicole Minetti invece è stata più colta, si è fatta rimborsare l’acquisto del libro “Mignottocrazia“. E pensare che la cifra richiesta dalla Regione, risulta essere pari solamente alla metà dell’ammontare realmente speso per tali acquisti. La somma infatti costituisce un risarcimento al danno patrimoniale e d’immagine causato dalle richieste degli ex consiglieri all’Istituzione Lombarda. Il danno patrimoniale raggiunge cifre esorbitanti, spese per praticamente passatempo dagli ex consiglieri. “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” recita l’articolo 54 della Costituzione Italiana. Qui però l’onore e la disciplina sono praticamente inesistenti, l’immagine che la Regione Lombardia ne ha ricavato è quella di distributrice di denaro pubblico versato dai contribuenti a favore di ex consiglieri i quali vanno quasi a formare una casta, capace di permettersi qualunque cosa senza spendere un centesimo. I fatti risalgono al periodo di tempo che va dal 2008 al 2012 e il Pubblico Ministero, nel corso del processo, ha espresso nei confronti dei soggetti accuse giustamente pesanti. Gli ex consiglieri infatti sono coinvolti all’interno della causa per truffa e peculato ai danni della Regione Lombardia, e si è chiesta quindi la condanna a due anni e dieci mesi per Renzo Bossi, sei anni per Stefano Galli, e quattro anni per Davide Boni. Gli ultimi due esponenti della Lega Nord avrebbe speso singolarmente 200 mila euro il primo per una consulenza a favore del genero, e il secondo decine di migliaia di euro per il rimborso delle spese di viaggio verso la residenza stabilita a Sabbioneta la quale, però, secondo l’accusa, si trovava a Milano. Gli ex consiglieri hanno speso cifre astronomiche per le loro attività di piacere, interamente rimborsate dalla Regione Lombardia.