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Molestie in discoteca: la formula in codice per avere aiuto immediato

Ragazzi in disciteca

In diversi bar e discoteche della città di Winterthur, in Svizzera, nel Cantiere di Zurigo, basta chiedere se “C’è Luisa”, per attivare i soccorsi se si temono molestie sessuali.

L’iniziativa

Donna abusata

In Svizzera e precisamente nella città di Winterthur, nel Cantone di Zurigo, diversi bar, club e discoteche hanno deciso di attivare un sistema per cui se una donna pone la domanda in codice “C’è Luisa?, si capisce che ha bisogno di aiuto immediato perché un uomo l’ha infastidita e lei teme che la molesti sessualmente. Si tratta di un’iniziativa già messa in atto in alcuni locali di Germania e Gran Bretagna – dove il nome in codice di cui chiedere è “Angela” – e in Québec, dove si chiede aiuto ordinando un cocktail “Angelot”.

Giovani in discoteca

La portavoce dell’associazione bar e club di Winterthur, Kajo Böni, ha spiegato che si è deciso di far chiedere di “un nome” per la richiesta di aiuto, per renderla più semplice e per motivi di sicurezza, perché potrebbe passare per una richiesta qualsiasi. A questo punto vengono chiamati i buttafuori del locale, eventualmente un taxi per permettere alla donna di fuggire o anche la polizia.

Mezzi di promozione

Ha spiegato la campagna

Tale iniziativa è promossa con alcuni adesivi all’ingresso e poster nei bagni delle donne negli stessi locali di Winterthur che vi aderiscono, che sono attualmente dieci. Le richieste di aiuto possono anche essere formulate in altro modo, ovviamente, ma “la campagna è un complemento ideale e un messaggio chiaro sul fatto che la violenza sessuale non ha posto nella nostra società e nella vita notturna”, ha spiegato Alexander Bücheli (foto sopra, ndr), portavoce della “Commissione Bar e Club” di Zurigo. Presto tale iniziativa potrebbe diventare norma in tutti i locali svizzeri.

I casi di Danimarca e Germania

Divieto per i migranti

Per contrastare il rischio di molestie sessuali, dallo scorso anno alcune discoteche danesi e tedesche hanno preso una decisione che ha suscitato polemiche: non permettere l’ingresso a profughi, migranti e rifugiati. Ciò dopo aver ricevuto numerose denunce di donne che sono state vittime di uomini che facevano parte di queste “categorie” di persone, in particolare in città come Sonderborg, dove la caserma è stata trasformata in centro di accoglienza. Rafi Ibrahim, gestore di una discoteca di Hardeslev, città della Penisola danese dello Jutland, è di origine siriana e vive da anni in Danimarca: ha riferito che “Molti dei rifugiati sono siriani richiedenti asilo e non conoscono le regole del vivere civile … vedono una ragazza ballare e – sostiene – non sono in grado di fermarsi. Cercano di saltarle addosso e di strapparle i vestiti. Ogni sera finisce in rissa”. Per evitare che che ciò avvenga e che non ci siano accuse di discriminazione – almeno un gestore di discoteca è finito in carcere -, si chiede che il migrante sappia l’inglese, se non il danese, per comunicare meglio con lui “in caso di necessità”.