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Monti non si candida ma punta alla guida del Paese

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Il presidente del Consiglio Mario Monti ha definitivamente sciolto i dubbi sulla sua candidatura alle prossime elezioni politiche. La risposta è no! Monti non ci sta a prendere parte alla competizione politica. Molto più comodo e facile ricevere l'incarico do guidare il Paese a elezioni ultimate. ...

Il presidente del Consiglio Mario Monti ha definitivamente sciolto i dubbi sulla sua candidatura alle prossime elezioni politiche. La risposta è no! Monti non ci sta a prendere parte alla competizione politica. Molto più comodo e facile ricevere l’incarico do guidare il Paese a elezioni ultimate. É questo l’auspicio di Monti. Continuare sulla falsariga del precedente esecutivo, magari meno tecnico, ma con quell’agenda. Monti è disponibile a colloquiare con il Pd, dato con probabile vincitore delle prossime politiche. La strategia sembra chiara ed è ben vista dall’Ue che non ha lesinato in interferenze appoggiando chiaramente un ritorno di Monti. Il ritorno del professore alla guida del Paese non è un’ipotesi così remota. Potrebbe essere il prezzo da pagare per garantire la governabilità del Paese. Casini su tutti, in questo senso, affila gli artigli. Solo una vittoria netta di Bersani potrebbe scongiurare il ritorno di Monti. Queste le parole del Professore dette nel corso della conferenza stampa e riportate dall’Adnkronos:

“Non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee e spero che anche la nostra agenda possa contribuire a dare più concretezza ai dibattiti e mi auguro che le idee nell’agenda possano essere condivise da una maggioranza in Parlamento”.
“Sarei pronto ad assumere, un giorno, se le circostanze lo volessero, le responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento”. Una scelta che lo vedrebbe “pronto” a fare da guida a “chi si dirà convinto delle proposte” contenute nella sua Agenda.
Quella dell’utilizzo del suo nome in una eventuale lista politica “mi sembra una questione minore. Non ho simpatia per i partiti personali. Mi interessa di più se l’agenda Monti serva a far chiarezza o ad unire gli sforzi: se qualcuno si richiama alle mie idee, non mi sottrarrò all’essere punto di riferimento”, chiarisce quindi Monti.
Quello che è sicuro, aggiunge Monti nel rispondere alle domande dei giornalisti, è che verificherà le ”tantissime condizioni” per valutare l’opportunità di candidarsi o meno alla premiership. Che è ”altra cosa”, spiega durante la conferenza stampa di fine anno, ”da dare il nome ad altri per liberi utilizzi”.
E alla domanda se fosse possibile un’alleanza con il Pd dopo il voto, dice: “Guardo a contenuti e metodo di governo, poi su quella base di chiarezza non avrei nessuna forma di preclusione verso nessuno”.
L’AGENDA MONTI- “Abbiamo prodotto un documento, disponibile presto su un apposito sito, lo abbiamo chiamato ‘Cambiare l’Italia e fare le riforme europee’. Una agenda per un impegno comune che è presentato come un primo contributo per una riflessione aperta”, annuncia quindi Monti. “L’Agenda serve a evitare pericolosissimi e illusionistici ritorni al passato”.
“Non credo – dice poi rispondendo ai giornalisti – che questa mia iniziativa avrà tutto questo rilievo, ma se qualcuno pensasse che nella navigazione possa essere una zattera non ho simpatie di queste cose. Io sono totalmente nelle mani di chi deve decidere se le mie idee sono convincenti e se per caso ci fossero delle idee o una spinta avrei mani e cervello per decidere chi è credibile e chi no”.
L’ATTACCO A BERLUSCONI – “Forse abbiamo una idea diversa delle istituzioni, ma non potevo accettare la generosa proposta di Silvio Berlusconi di diventare leader dei moderati” critica Monti anche alla luce di “un quadro di comprensibilità che mi sfugge”, viste le diverse espressioni verso di lui utilizzate nei giorni scorsi dal Cavaliere.
“Gratitudine e sbigottimento verso il mio predecessore”, dice quindi Monti. In particolare, il presidente del Consiglio ammette di “fare fatica a seguire” la diversità delle recenti posizioni del Cavaliere nei suoi confronti, che ha alternato critiche verso un governo che “non ha fatto riforme” all’offerta “generosa” di una leadership dei moderati.
GIUSTIZIA – E’ meglio fare leggi “ad nationem che ad personam”, dice lamentando in questo settore “blocchi non da sinistra”. Il premier ha elencato le necessita’ del Paese: “Credo che occorre un rafforzamento di disciplina del falso in bilancio, un ampliamento della disciplina del voto di scambio, un trattamento della materia della prescrizione, una discliplina sulle intercettazioni e una più robusta disciplina del conflitto di interessi”.
LAVORO, CRESCITA ED EQUITA’ – “La crescita, che non può continuare in modo così penoso e negativo, può venire da una politica degna e forte, che non senta la necessità di correre a nascondersi, di fare promesse per acquisire consensi elettorali, questa è la peggiore forma di voto di scambio, che svenda il futuro dei giovani italiani per farsi rieleggere. O anche solo per adesione cieca a ideologie, magari nobili in passato, ma perniciose oggi visto com’e’ cambiato il mondo”.
In futuro, continua, ”bisognerà guardare soprattutto al lavoro, ma in una prospettiva moderna e non nobilmente arcaica”. E ricorda che la riforma del mercato del lavoro ”stata frenata dall’attegiamento di una confederazione che, poi, non ha aderito al successivo accordo sulla produttività”.
ITALIA IN EUROPA – Monti ha iniziato la conferenza stampa rimarcando i progressi del Paese in campo internazionale. “Oggi è facile dimenticare la drammaticità di quei momenti, posso ora rilvelare che nelle mie prime uscite europee da presidente del Consiglio, verso fine novembre, mi sono trovato in una situazione che mi ha fatto venire in mente le prime parole di Alcide De Gasperi alla Conferenza di Parigi del 10 agosto del ’46: ‘Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto tranne la vostra cortesia è contro di me'”.
Il premier ha spiegato: “Era così precaria la situazione italiana nel novembre del 2010, eravamo forse a torto circondanti da così profonda diffidenza”.
Il protagonismo in Europa, aggiunge, ” non deriva dai pugni perché battendo i pugni ci si può far male ed è un esercizio inutile”. Quello che ci vuole è ”la durezza delle convinzioni, la capacità di negoziato, l’avere messo il Paese in condizione di essere credibili”. Altrimenti, ”alla pacca sulla spalla poi segue il risolino”, ammonisce.
“Devo – dice quindi Monti – a nome del governo esprimere alcuni ringraziamenti: uno molto intenso al Capo dello Stato Giorgio Napolitano che è stato con la sua intuizione all’origine di questo governo e che durante tutti i passaggi difficili è stato prodigo di discreti ma illuminanti consigli. Desidero vivamente ringraziarlo”.
Poi i ringraziamenti ai presidenti di Camera e Senato, Granfranco Fini e Renato Schifani, che hanno aiutato il governo nella complessa navigazione parlamentare di questi mesi. “Sono grato – ha aggiunto – alle principali forze politiche che hanno sostenuto il governo, in particolare, e personalmente, ai segretari Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Con ciascuno dei tre è stato possibile instaurare rapporto franco, schietto, basato sulla cordialità e sul comune intento di lavorare per il bene del Paese”.
LE DIMISSIONI – Riguardo la decisione di dimettersi dall’incarico, però, Monti è chiaro: le parole pronunciate il 7 dicembre scorso, in Aula alla Camera, dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, hanno rappresentato una ”dichiarazione di sostanziale sfiducia nei confronti del governo e ne ho tratto immediatamente le conseguenze”. ”Per noi – ribadisce – le parole pesano e di questo devono essere coscienti coloro che pronunciano queste parole e coloro che le ascoltano”, ha detto.
Le “espressioni di Alfano” alla Camera sul governo, continua, “si condensano in un giudizio politico pesante, sia per la negatività dell’azione di governo, che ha peggiorato le cose, e poi per l’asserzione di cedevolezza del governo verso una delle parti: lo respingo in modo netto” e “considero ancora più grave ritenere che il governo si sia piegato verso una delle parti, il Pd, che non un giudizio negativo sulla cattiva qualità dell’azione azione di governo”.
“Il nostro è stato un governo che dal primo all’ultimo giorno si è ispirato doverosamente all’imparzialità nei confronti di ciascuna delle tre parti protagoniste della vita di governo”, ha chiarito il premier.
GOVERNABILITA’ – “L’emergenza non ancora finita e quelle ancora in corso richiedono spalle larghe da parte del Parlamento e su certi temi richiedono maggioranze vaste: la classica distinzione orizzontale sinistra/destra non è la più adeguata”, sostiene Monti, per affrontare un asse di azione per il futuro che deve essere basato “sulle parole cambiamento e Europa”.
Di fronte alle sfide del paese servono ”coalizioni ampie”, invita quindi il presidente del Consiglio. E’ vero che l’alternanza fa chiarezza, ma la logica dell’alternanza non deve essere ”contrapposizione tra leader”, perché la ”gente non ne può piu”’.
LE TASSE- Promettere di togliere l’Imu ora ”significa rimettere l’Imu doppia, non tra cinque anni, ma tra un anno” puntualizza il presidente del Consiglio, citando non direttamente le promesse elettorali di Berlusconi, che ha promesso, in caso di vittoria alle elezioni, l’eliminazione dell’imposta sulla casa.
RIFORMA FORENSE – La riforma forense approvata dal Senato “non aiuta i giovani avvocati, non disciplina l’accesso alla professione e aumenta solo i poteri degli organi rappresentativi dell’avvocatura. E’ un caso totalemte antitetico all’operazione di liberalizzazione e apertura alla concorrenza che questo governo ha portato avanti”.