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Mucche allevate con quattro litri di birra al giorno

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Hugues Derzelle, un allevatore belga, ha deciso di allevare le proprie mucche con quattro litri di birra al giorno, come avviene anche in Giappone

Ha fatto molto parlare la stramba idea di un allevatore di nome Hugues Derzelle, della città belga di Chimay. L’uomo ha deciso di dare alle sue mucche quattro litri di birra al giorno. Ma perché? Pare che la bevanda aiuterebbe le mucche a stare meglio, migliorandone inoltre il sapore della carne.

L’idea sarebbe venuta all’uomo dopo aver letto che i manzi di Kobe in Giappone vengono massaggiati, ascoltano musica rilassante e… bevono birra! La birra servita da Hugues ogni giorno come bevanda ai suoi bovini è una locale Sara de Silenrieux. Secondo Derzelle essa non sarebbe nociva per la salute degli animali. Quattro litri possono sembrare molti, ma considerando che una mucca adulta pesa circa 700 chilogrammi, la quantità non è per nulla eccessiva.

L’allevatore ha poi spiegato che i batteri presenti nel rumine andrebbero a digerire subito l’alcol, il quale raggiungerebbe il sangue solo in una quantità minima. Insomma, per il momento niente mucche ubriache!

Mucche Wagyu Kobe: tradizione dal Giappone

La carne di tipo Wagyu Kobe, in commercio anche in Italia, proviene da allevamenti del Bolognese. Succulenta e morbida, la Wagyu Kobe in versione italiana nasce da un progetto della facoltà di Veterinaria di Bologna. Essa è prodotta dalla Lem Carni, un’azienda di Toscanella di Dozza, che da anni gestisce la stalla accademica di Veterinaria.

Nel solco di una tradizione lunga di secoli, in Giappone la carne Wagyu viene ottenuta con un’alimentazione precisa e controllata. Ma soprattutto con una razione quotidiana di birra! Inoltre i bovini vengono massaggiati a mano con un guanto di crine, così che il grasso possa distribuirsi all’interno del muscolo invece che restare in superficie. Si ottiene così un prodotto di alta qualità, con pochi grassi saturi e molti polinsaturi. Questi ultimi, infatti, secondo i nutrizionisti non concorrerebbero all’aumento del colesterolo.

Il prodotto giapponese, importato anche in Italia, ha costi proibitivi e può arrivare anche a raggiungere i 1000 euro al chilo. Anche la carne tipo Kobe di Toscanella di Dozza è cara, circa il triplo della chianina, ma comunque accessibile seppur a un mercato di nicchia. Per ora è possibile reperirla nel punto vendita della Lem, a Toscanella, e in alcune macellerie eccellenti di Roma e di Napoli.

Il progetto – ha spiegato Luca Sardi, docente di Zootecnica Speciale a Veterinaria – è nato dall’analisi del mercato italiano. La carne kobe di importazione ha avuto una grande diffusione negli ultimi anni con costi proibitivi. Abbiamo cercato di seguire al meglio la tradizione giapponese. Senza però dimenticare la nostra tradizione che è quella di allevare capi italiani appartenenti al territorio“. Nel frattempo su Facebook è nato il gruppo “Voglio essere una mucca di Kobe”. I suoi sostenitori sognano di essere nutriti a birra e di essere massaggiati tutto il giorno!