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Ndrangheta,sequestro beni 200 mila euro. Indagini carabinieri di Locri, sigilli a conti correnti e auto

Ndrangheta,sequestro beni 200 mila euro. Indagini carabinieri di Locri, sigilli a conti correnti e auto

Ndrangheta,sequestro beni 200 mila euro. Indagini carabinieri di Locri, sigilli a conti correnti e auto. Beni per ben 200 mila euro sono stati sequestrati dai carabinieri di Locri ad un presunto esponente della 'ndrangheta, Giuseppe Varacalli, 66 anni, di Ardore, condannato in primo grado a 14 anni ...

Ndrangheta,sequestro beni 200 mila euro. Indagini carabinieri di Locri, sigilli a conti correnti e auto. Beni per ben 200 mila euro sono stati sequestrati dai carabinieri di Locri ad un presunto esponente della ‘ndrangheta, Giuseppe Varacalli, 66 anni, di Ardore, condannato in primo grado a 14 anni di reclusione.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dai giudici della sezione misure di prevenzione che ha accolto la richiesta della Dda di Reggio Calabria. I beni sequestrati sono: conti correnti, buoni fruttiferi, libretti di deposito, polizze di investimento, dossier titoli e automobili. Il sequestro costituisce la prosecuzione dell’operazione chiamata “Saggezza” nell’ambito della quale Varacalli è stato prima indagato e, successivamente, condannato in primo grado dal Tribunale di Locri a 14 anni di reclusione.

Durante le indagini è emersa una sperequazione fra i redditi dichiarati da Varacalli e dai suoi familiari ed il loro tenore di vita.

Ricordiamo che ai tempi del processo per l’Operazione Saggezza, Fabiano Giuseppe cinquantenne di Plati’, era stato assolto con la formula per non aver commesso il fatto. Per lui l’ufficio di procura aveva chiesto una condanna a 18 anni di reclusione perché considerato capo della cosca del locale di Cirella di Plati’ componente – insieme agli altri locali – della famosa “Corona” che si interfacciava con Polsi. I legali avevano dimostrato nel corso dell’istruttoria dibattimentale con copiosa documentazione difensiva ed evidenziato nel corpo delle loro arringhe, come non fossero che generiche le affermazioni del collaboratore di giustizia Varacalli che indicava Fabiano quale capo locale di Cirella e che non avessero alcun valore probatorio ne’ la vicenda del furto di un escavatore per il quale sarebbe stato presuntivamente interessato il Fabiano, né’ le conversazioni ambientali dal corpo delle quali sarebbe emersa un’offerta di aiuto economico in occasione di una precedente carcerazione fatta dal presunto boss Melia Vincenzo proprio ai familiari del Fabiano. Dopo quattro anni di custodia cautelare Fabiano ha così lasciato la casa circondariale di Locri.