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Neonata sbattuta contro il muro: indagini sul cugino 26enne

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È stata scossa con violenza e sbattuta contro il muro, così sarebbe morta Yara, la neonata di 9 mesi di San Martino di Lupari, che era finita in terapia intensiva neonatale all’ospedale di Padova a causa di un rigurgito di latte.

È stata scossa con violenza e sbattuta contro il muro, così sarebbe morta Yara, la neonata di 9 mesi di San Martino di Lupari, che era finita in terapia intensiva neonatale all’ospedale di Padova a causa di un rigurgito di latte. La piccola era stata ricoverata proprio con questa diagnosi, evidentemente errata.

Sembrerebbe, infatti, che da esami più approfonditi sia subito risultato chiaro che il motivo del decesso della piccola non fosse quello per il quale i sanitari la stavano curando. La storia è accaduta nel 2016, a settembre, ma solamente adesso è venuta fuori la realtà dei fatti.

C’è voluto un anno per sapere la verità sulla piccola Yara. Sulla morte della neonata era stata avviata un’indagine che ha portato ora il pubblico ministero Roberto Piccione a spostare l’attenzione sul cugino della bimba. Altra notizia terribile per i genitori, che dovranno forse riconoscere in un parente la persona che gli ha portato via la figlia.

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Così come è stato raccontato dai quotidiani locali, la bambina era stata lasciata in custodia al cugino di 26 anni della mamma. Quando si è verificato il terribile evento i due erano quindi insieme, ma nessuno avrebbe pensato ad indicarlo come responsabile dei fatti accaduti.

Adesso, invece, il giovane rischia di finire davanti alla Corte d’assise con le accuse di omicidio volontario con l’aggravante di aver commesso quel delitto contro un minore e con abuso di relazioni domestiche.

La storia della piccola Yara

Yara era nata il 6 dicembre 2015, da un papà tunisino e una mamma moldava, ed era la più piccola delle tre sorelline. Il primo settembre dell’anno successivo, quindi nel 2016, era stata portata d’urgenza con l’elisoccorso all’ospedale di Padova.

A dare l’allarme di quanto stava succedendo in quella casa di San Martino di Lupari, nell’Alta Padovana, il pomeriggio del primo settembre scorso, era stata la sorellina di cinque anni della vittima. Fin da subito si era pensato che un rigurgito avesse causato l’arresto cardiaco. Fino alla fine la famiglia ha sperato con tutto il cuore che accadesse un miracolo, ma le condizioni della piccola era davvero troppo gravi.

Dopo 29 giorni di agonia appesa ad un filo la bambina è morta, malgrado tutti i tentativi dei medici di salvarle la vita. Non convincevano però quei lividi sul torace e sulla schiena che oggi, alla fine dell’inchiesta, sembrano aver trovato risposta, si trattava infatti di una violenza inaudita su di una piccola indifesa da parte del cugino ventiseienne.

Rimangono, però, ancora adesso oscure le motivazioni che lo avrebbero spinto a mostrarsi violento con la piccola. Le indagini, ancora in corso, stabiliranno, oltre alla colpevolezza se accertata, anche il movente.