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Noemi, i genitori del giovanissimo assassino sentono la confessione del figlio a “Chi l’ha visto?”

Aveva solo 16 anni

I genitori del 17enne reo confesso dell’omicidio della fidanzatina Noemi Durini, 16 anni, a Specchia (Lecce), hanno saputo delle confessione del figlio da “Chi l’ha visto?”.

L’intervista

L'intervista su Noemi

Shock per l’ennesimo femminicidio in Italia: la vittima, Noemi Durini, aveva appena 16 anni – e non è la prima volta che ci sono vittime così giovani per questo tipo di delitti, si ricordino Federica Mangiapelo e Sara Di Pietrantonio –, mentre il suo assassino, oggi reo confesso dopo essere stato sotto torchio dai carabinieri tutti questi giorni, ha solo un anno in più ed era il suo fidanzato.

Vittima e carnefice

Entrambi abitavano a Specchia, in provincia di Lecce. Ad aggiungere tragedia alla tragedia, nella vicenda di questa ragazza sparita domenica 3 settembre e ritrovata cadavere a Castrignano del Campo, uccisa a pietrate e poi nascosta tra i sassi, è che i genitori del 17enne che l’ha massacrata abbiano saputo della confessione del figlio quando alla loro porta ha bussato la troupe di “Chi l’ha visto?”, per fare loro un’intervista. “E’ finita! Siamo morti!”, è stato il primo commento della coppia, disperata. Ma anche il padre del ragazzo non sarebbe estraneo ai fatti: l’uomo è indagato per complicità con il figlio, in particolare è accusato del sequestro di Noemi ed occultamento del suo cadavere.

Noemi ripresa dalle telecamere

La vittima

Una telecamera di sorveglianza aveva immortalato Noemi Durini ancora in vita alle 5 del mattino del 3 settembre. Era salita su una Fiat 500 bianca guidata dal fidanzato – anche se lui ha appena 17 anni – e di proprietà dei genitori del giovane. La vettura si era fermata in via San Nicola, ad un centinaio di metri dalla casa di Noemi. Evidentemente la ragazzina si aspettava un incontro breve con colui che di lì a poco sarebbe diventato il suo carnefice, dato che non si era portata dietro lo smartphone, da cui non si separava mai. Ma a casa non è più tornata.

Il movente

Era giovanissima

Il movente del delitto, secondo gli inquirenti, è il fatto che le rispettive famiglie fossero contrarie alla relazione tra i due giovani, iniziata “seriamente” il 12 agosto. Biagio Manzo, il padre del 17enne, che sembra considerasse troppo “emancipata” la fidanzatina del figlio, su Facebook aveva addirittura definito “un cancro” quel “fidanzamento ufficiale” annunciato da Noemi sul social network. Ma i genitori della 16enne avevano motivi veri per essere contrari al suo rapporto con quel ragazzo: infatti, erano andati insieme a lei a presentare una denuncia alla Procura per minorenni accusando il giovane di picchiarla (violenza privata); quanto meno la loro richiesta era che le autorità lo tenessero lontano dalla ragazzina, che a quel punto si era decisa a lasciare il fidanzato. Era stato avviato un procedimento anche in sede civile, per verificare come il 17enne fosse educato dai genitori, che in conseguenza della denuncia erano diventati ancora più ostili nei confronti di Noemi e dei suoi. Anche Davide, un cugino della vittima, ha dichiarato che il fidanzato di quest’ultima “era possessivo e geloso, non voleva che mia cugina vedesse altre persone, la picchiava”. Poi ha aggiunto che, anche quando lei era andata con i genitori a sporgere denuncia, “aveva ancora i segni sul volto, ma non è stato fatto nulla”.