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Obama al Congresso: orgoglioso di quanto fatto, USA ancora leader

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L'ultimo discorso del presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama sullo stato dell'Unione, di fronte al Congresso, ha il sapore dell'orgoglio di un politico che rivendica la bontà del proprio operato e che invoca, per il futuro, il proseguo del cammino da lui tracciato. Gli argomenti pri...

L’ultimo discorso del presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama sullo stato dell’Unione, di fronte al Congresso, ha il sapore dell’orgoglio di un politico che rivendica la bontà del proprio operato e che invoca, per il futuro, il proseguo del cammino da lui tracciato.

Gli argomenti principali sono stati trattati tutti, dall’economia americana e mondiale, all’Isis, a Cuba, l’Iran e la questione del nucleare, il rapporto con il Papa e, soprattutto, la leadership degli USA nel mondo.

Prima di tutto l’Isis, definita una realtà da combattere, ma che “non rappresenta una minaccia esistenziale per la nostra nazione”, come a dire che i miliziani, con la loro propaganda, non riusciranno a mettere in discussione il mondo occidentale e la sua cultura, di cui gli Stati Uniti sono, a tutti gli effetti, gli alfieri. Poi Cuba, per la quale Obama ha invocato la revoca dell’embargo, sintomatico gesto che vale l’ammissione che “la guerra fredda è finita”, come ha detto rivolgendosi al Congresso, richiamando con ciò, seppure in via indiretta, il mondo a superare ogni divisione interna, residuo dell’opposizione degli schieramenti USA – Urss, anche in vista della lotta al terrorismo. La stessa ottica è stata adottata trattando della questione del nucleare in Iran, i cui accordi raggiunti sono stati definiti un passaggio fondamentale per evitare uno scenario di tensione pericoloso, e ciò nonostante il recente incidente delle navi americane sequestrate. “Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini” ha dichiarato Obama citando il Papa, “è il modo migliore per prendere il loro posto. Quando i politici insultano i musulmani, questo non ci rende più sicuri, ma è soltanto sbagliato, ci sminuisce agli occhi del mondo e rende più difficile raggiungere i nostri obiettivi. Soprattutto, tradisce quello che siamo come Paese”. Non meno importante, infine, il passaggio relativo allo stato dell’economia americana, che “in questo momento sta andando meglio di ogni altra economia al mondo”. “Chiunque dice che l’economia americana è in declino” ha detto il presidente USA, “sta vendendo un racconto fantasioso”.

Non potrei essere più orgoglioso di quello che abbiamo compiuto” è il pensiero riassuntivo espresso da Obama, perché “l’America resta di gran lunga il Paese più forte al mondo” (come ha detto nel corso di un’intervista rilasciata alla Nbc). L’unico rammarico riguarda il fatto di non essere riuscito a superare le forti divisioni interne al paese, anche se il presidente si è detto convinto “che la stragrande maggioranza degli americani guardi a quelle politiche che alimentano le nostre speranze e non le nostre paure, che aiutano a lavorare insieme e non a dividere”, e che non chieda “soluzioni semplicistiche e capri espiatori”, bensì “proposte che funzionino per la prossima generazione”.