> > Pensione a 70 anni? Le soluzioni per chi ne ha 30, 50 e 60

Pensione a 70 anni? Le soluzioni per chi ne ha 30, 50 e 60

Pensione

Con l'allungamento della vita media la pensione diventa sempre più lontana, soprattutto per chi oggi ha 30, 50 e 60 anni. Come affrontare il problema?

Con l’allungamento della vita media la pensione diventa sempre più lontana, soprattutto per chi oggi ha 30, 50 e 60 anni. Come affrontare il problema?

La vita si allunga e la pensione si allontana

Secondo gli ultimi dati raccolti in materia pensionistica, appare sempre più concreta la possibilità che la pensione sia un traguardo molto lontano, raggiungibile in prossimità – se non addirittura dopo – i 70 anni. Un tale fenomeno è sicuramente riconducibile all’innalzamento della vita media: in poche parole, se viviamo più a lungo, arriveremo alla pensione più tardi. Con l’innalzamento della vita media, con tutta probabilità sarà necessario ottenere una soglia contributiva minima di 45 anni. Ma come affrontare efficacemente la situazione? A quanto ammonta la cifra da accantonare di anno in anno per assicurarci una pensione, seppur tardiva, almeno dignitosa?

La situazione varia in base all’età che si ha oggi, oltre alla posizione contrattuale e lavorativa di ciascuno. Eccovi alcuni consigli utili al riguardo.

Pensione sempre più lontana

Secondo le ultime previsioni, i trentenni di oggi arriveranno alla pensione a 70 anni, i più giovani ventenni non sono di certo messi meglio, con la prospettiva di incassare il primo assegno pensionistico dopo aver compiuto i 68 anni. Anche per i quarantenni di oggi lo scenario non è di certo favorevole con una pensione che potrebbe arrivare tra i 67 e i 70 anni. Non sono da escludersi poi, i casi in cui i sessantenni di oggi si possono vedere costretti a posticipare di 11 mesi il loro periodo pensionistico.

Queste sono tutte stime effettuate sulla base dei dati che raccolgono da un lato le informazioni contributive e dall’altro quelle relative all’innalzamento della vita, per tale motivo, sono prospettive che possono variare in base all’aumento reale delle aspettative di vita. Qualora le speranze di vita dovessero superare le ipotesi degli esperti, la pensione potrebbe apparire un traguardo ancora più lontano e successivo ai 70 anni.

I dati

I dati provengono da analisi effettuate dall’ISTAT e da Progetica, una società indipendente che si occupa di consulenza in educazione e pianificazione finanziaria. Le analisi sono state effettuate sulla base delle informazioni raccolte nell’arco degli ultimi 41 anni, in cui si è assistito ad una crescita esponenziale delle aspettative di vita, come dichiarato da Andrea Carbone, partner di Progenica: «In questo arco temporale, l’aumento della speranza di vita effettiva è sempre andato oltre le più ottimistiche aspettative».

Quale previdenza integrativa?

Vivere più a lungo non solo fa prendere la pensione più tardi, ma comporta anche la necessità di un adeguamento delle strategie di previdenza integrativa, al fine di assicurarsi una pensione dignitosa. A fronte delle caratteristiche dell’attuale regime contributivo e del mercato del lavoro, emerge chiaramente la necessità di ricorrere alla previdenza complementare sia per il lavoratore dipendente che per l’autonomo. Secondo le attuali previsioni, in assenza di una pensione integrativa, i lavoratori dipendenti potranno ottenere un assegno pensionistico pari al 60-70% dell’ultimo stipendio, percentuale che si abbassa al 40-50% per i lavoratori autonomi.

La pensione integrativa per ciascuna età

Mai come oggi si rende necessario porre attenzione agli eventuali benefici fiscali di cui potremmo godere stilando per tempo un piano finanziario ben studiato e integrato ai flussi di reddito della terza età. Ovviamente età differenti presuppongono diversi livelli di reddito e una differente situazione contributiva che a seconda dei casi rende più o meno lontano il traguardo della pensione. Analizziamo caso per caso.

La pensione per chi ha 30 anni

Per avere una pensione dignitosa, secondo le ricerche di Progenica, un trentenne di oggi, con uno stipendio medio di 1000 euro netti al mese, dovrebbe versare annualmente in un fondo integrativo una cifra pari a una mensilità del suo reddito annuale, in questo caso 1000 euro. Questo mette di fronte a uno scenario in cui, nella migliore delle ipotesi un trentenne potrà incassare il primo assegno pensionistico a 68 anni e 4 mesi. A fronte di tale situazione, qual è il piano finanziario che un trentenne può mettere in atto per assicurarsi una pensione dignitosa?

Secondo Progenica, in questi casi la scelta migliore ricade su un fondo bilanciato, 60% azionario, 40% obbligazionario. Come sostenuto da Raffaele Zenti, responsabile strategie d’investimento di AdviseOnly: «La Borsa potrebbe arrivare al 70%. Manterrei comunque un cuscinetto di bond per stabilizzare il portafoglio». Ovviamente il risultato varierà in base al costo dei fondi pensione: per i fondi chiusi di categoria, con un Indicatore sintetico di costo (Isc) medio dello 0,35% per 10 anni, Zenti calcola che «10mila euro investiti oggi potrebbero diventare 45.050 tra 38 anni e 4 mesi. Se invece si opta per un fondo aperto (Isc 1,43% ndr), si potrebbe ottenere un capitale di 29.668 euro». Una situazione meno rosea invece si prospetta per chi ha un Piano Individuale Pensionistico (Pip), con un Indicatore sintetico di costo decisamente più alto, pari al 2,72% ogni 10 anni, con una possibile riduzione del guadagno a 7.905 euro.

La pensione per chi ha 50 anni

Per chi oggi ha 50 anni invece, il primo assegno pensionistico dovrebbe arrivare tra 17 anni e 5 mesi. Sulla base di un innalzamento della vita media moderato, secondo gli esperti finanziari di AdviseOnly, per avere una pensione dignitosa di dovrebbe versare in azioni una quota pari al 50%. In questo modo, nella migliore delle ipotesi, e quindi in assenza di un superamento delle aspettative di longevità ipotizzate, si potrebbe ottenere un rendimento nominale pari al 3,75%, al lordo delle commissioni.

Anche in questo caso la situazione varierà in base al fondo integrativo prescelto: per un fondo chiuso di categoria, l’Ism sarà pari allo 0,35 ogni 10 anni, per un fondo aperto sarà dell’1,43%, mentre in caso di Piano individuale pensionistico sarà del 2,72%. Per i 50 anni di oggi dunque, la scelta migliore appare senza ombra di dubio quella di un fondo chiuso, come sostenuto da Zenti: «Questa caratteristica, insieme ai costi più contenuti rispetto ad altri strumenti previdenziali e ai benefici fiscali rendono l’adesione a un fondo chiuso imbattibile rispetto ad altre opzioni».

La pensione per chi ha 60 anni

Per chi oggi ha 60 anni invece, la pensione dovrebbe arrivare tra circa 7 anni. In questi casi gli esperti di AdviseOnly suggeriscono di versare una quota del 20% per accedere a un rendimento annuale del 2,82%. Data la limitatezza della fase di accumulo, non superiore ai 7 anni, è sconsigliabile optare per un Pip a causa degli elevati livelli di spesa che questo comporta, con un Isc del 2,72% ogni 10 anni. Per fare un esempio con un Pip, un investimento di 10.000 euro renderebbe solo 16 euro. La situazione varia in caso di fondo chiuso di categoria, in cui l’Isc dello 0,35% potrebbe consentire di accumulare un montante pari a 11.831 euro, che invece si abbasserebbe a 10.972 euro con un fondo pensione aperto che prevede un Isc dll’1,43.

La migliore strategia pensionistica

Appare dunque importantissimo elaborare una strategia pensionistica che tenga conto della propria posizione contributiva, dell’età e ovviamente anche dell’inquadramento professionale, solo in questo modo è possibile coniugare in maniera efficiente gli strumenti della pensione integrativa con il sistema contributivo in essere. Come sostenuto da Andrea Carbone, partner di Progenica: «Gli strumenti della previdenza complementare hanno un vantaggio. Scegliendo di trasformare il capitale accumulato in rendita vitalizia, si ottiene una copertura contro il rischio (positivo) di vivere molto a lungo. Un capitale prima o poi, può estinguersi. La rendita no».