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Perù, 23enne si toglie la vita: possibile imitazione della serie Netflix 'Tredici'

tredici

In Perù, un giovane di 23 anni di nome Franco Alonso Lazo Medrano, si è suicidato buttandosi dal balcone del suo appartamento al quarto piano. Sopravvissuto alla caduta, è stato trasportato in ospedale, dove è stato dichiarato il decesso. Stando alle prime ricostruzioni il giovane, ha lasciato d...

In Perù, un giovane di 23 anni di nome Franco Alonso Lazo Medrano, si è suicidato buttandosi dal balcone del suo appartamento al quarto piano. Sopravvissuto alla caduta, è stato trasportato in ospedale, dove è stato dichiarato il decesso. Stando alle prime ricostruzioni il giovane, ha lasciato delle registrazioni indirizzate alle persone che lo avrebbero spinto a commettere il suicidio.

Le investigazioni della polizia locale, infatti, hanno rivelato che nell’appartamento erano presenti due biglietti, scritti dal giovane in preparazione al suicidio: sul primo il 23enne ha lasciato un addio a una ragazza di nome Claudia, augurandole il meglio. Il secondo, invece, presenta una lista di nomi, con una serie di istruzioni da seguire per ascoltare degli audio precedentemente registrati sul suo computer. I nomi apparterrebbero alle persone che lo avrebbero spinto a commettere il suicidio.

Le similitudini con la serie tv “Tredici”

Tutti questi particolari hanno portato molti media locali, a pensare ad una possibile ispirazione con la nuova serie tv targata Netflix “Tredici”: anche in questa serie, infatti, la protagonista si toglie la vita e su delle cassette, indirizzate ad amici che ritiene coinvolti nella sua scelta, spiega i motivi del suo suicidio.

La serie aveva da tempo sollevato un grande dibattito, suscitando la preoccupazione di alcuni psicologi che sostenevano potesse plagiare la mente dei più giovani, il pubblico al quale lo show è principalmente rivolto. Per molti altri la visione dello show avrebbe il pregio di far sorgere discussioni in famiglia e prevenire gesti simili. Dal canto suo, Netflix ha difeso il prodotto, ma non ha ignorato il dibattito e per precauzione ha posto una scritta di allerta all’inizio di ciascun episodio, rilasciando un indirizzo da visitare per chiedere aiuto e assistenza.

La serie tv

13 Reasons Why (o soltanto 13, titolo italiano) è tratto dal bestseller di Jay Asher del 2007 e forse funziona meglio per chi non ha letto il libro, se si considera che il fattore sorpresa è assai rilevante al godimento della serie. Nel suo adattamento per il piccolo schermo, lo show è infatti ad alta tensione: sembra spingere lo spettatore più o meno ignaro in un un binge watching compulsivo stimolando senza ritegno la sete di scoprire quali siano le tredici ragioni per cui la protagonista Hannah Baker – un’intelligente, bellissima studentessa del liceo, appunto – si è tolta la vita.

La storia, in effetti, è semplice. Almeno sulla carta. In seguito alla sua morte, alcuni compagni da lei selezionati ricevono delle audiocassette che contengono la lunga spiegazione del suo gesto. Chi le riceve diviene consapevole di aver spinto la ragazza, in un modo o nell’altro, al suicidio ma per farsi un’idea del suo ruolo è costretto ad ascoltare.