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Povertà in Italia: ecco le proposte dei partiti

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La povertà in Italia è in crescita da diversi anni. Sono sempre di più le persone che vivono al di sotto degli standard minimi. Le condizioni della popolazione italiana sono definite preoccupanti da più parti e per motivi diversi. Ciò che accomuna le analisi è però un termine: povertà. Gli ...

La povertà in Italia è in crescita da diversi anni. Sono sempre di più le persone che vivono al di sotto degli standard minimi.

Le condizioni della popolazione italiana sono definite preoccupanti da più parti e per motivi diversi. Ciò che accomuna le analisi è però un termine: povertà. Gli italiani soffrono – e soffriranno sempre di più – per un’emergenza povertà, nella forma di una consistente perdita di possibilità economiche per l’accesso a beni e servizi.

Tutti i principali partiti politici si occupano da tempo di questa problematica e ognuno di loro ha presentato o sta per presentare la sua ricetta.

Cosa propone il Movimento 5 Stelle: il reddito di cittadinanza

Il Movimento 5 Stelle ha, sin dagli esordi, fatto del contrasto alla povertà uno dei suoi principali cavalli di battaglia politici. La soluzione, secondo il partito di Beppe Grillo, è il reddito di cittadinanza. La proposta M5S, risalente al 2013, prevede l’elargizione di un sostegno da parte dello Stato “per un valore pari ai 6/10 del reddito medio equivalente familiare (15mila euro nel 2013), quantificato per la persona singola nell’anno 2014 in euro 9.360 annui e euro 780 mensili”. In termini pratici, si tratta di “12.175 euro l’anno per le famiglie molto povere (con meno del 20 per cento della linea di povertà)”, con una cifra decrescente “all’aumentare del reddito fino a circa 2.500 euro per le famiglie con redditi compresi fra il 60 e l’80 per cento della linea di povertà”.

Il reddito di cittadinanza viola la Costituzione: le proposte di Renzi e di Brunetta

La risposta del Partito Democratico al reddito di cittadinanza M5S è tutta nelle parole dell’ex presidente del Consiglio e ex segretario Matteo Renzi. “Garantire uno stipendio a tutti”, ha spiegato Renzi, “non risponde all’articolo 1 della nostra Costituzione che parla di lavoro e non di stipendio. Il lavoro non è solo stipendio, ma anche dignità. Il reddito di cittadinanza nega il primo articolo della nostra Costituzione”. Per questo il Pd propone il ‘lavoro di cittadinanza’, una forma di contrasto alla disoccupazione che consiste nel garantire un impiego a chiunque ne faccia richiesta. Al momento, i dettagli della proposta non sono noti.

Tutto sommato simile all’idea lanciata da Matteo Renzi è il ‘diritto a lavorare’ di cui ha di recente parlato l’ex ministro Brunetta. Secondo la proposta di legge presentata dal capogruppo di Forza Italia alla Camera, lo Stato dovrebbe e potrebbe garantire tre mesi di impiego a chiunque lo richieda, seguiti da tre mesi di indennità di disoccupazione.

Berlusconi e il piano Marshall per le famiglie

Infine c’è la proposta di Silvio Berlusconi, il cosiddetto ‘piano Marshall per le famiglie’. In questo caso, gli aiuti di Stato non sarebbero più indirizzati ai singoli individui, ma alle famiglie. Tutto ruoterebbe attorno all’indice ISEE: si stima la soglia di povertà e si elargiscono integrazioni a tutti coloro che risultano al di sotto, insieme con interventi sociali di guida alla ricerca di una occupazione stabile.

I costi stimati

La proposta del Movimento 5 Stelle (reddito di cittadinanza) avrebbe, secondo le stime, un costo di circa 17 miliardi di euro.

Non avendo dettagli circa la proposta del Pd, risulta impossibile una stima dei costi. Il costo del ‘diritto a lavorare’ di Brunetta dovrebbe invece aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro l’anno. Stessa cifra, in linea di massima, per la proposta di Berlusconi.