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Qualiano: suicidio Fabio de Muro 41 anni: vecchio per pompieri

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Troppo vecchio per i vigili del fuoco, 41enne pone fine alla propria vita di affanni e precarietà   "Tempo scaduto, vita scaduta": è questa l'ultima riflessione di Fabio de Muro, pompiere precario, contenuta nella lettera che lascia ai suoi cari prima del suicidio. Aveva 41 anni ed era...

Troppo vecchio per i vigili del fuoco, 41enne pone fine alla propria vita di affanni e precarietà

“Tempo scaduto, vita scaduta”: è questa l’ultima riflessione di Fabio de Muro, pompiere precario, contenuta nella lettera che lascia ai suoi cari prima del suicidio.

Aveva 41 anni ed era napoletano, ma si considerava senza patria e ospite di tanti luoghi disseminati per il mondo.
Fabio nasce a Marano, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, in una famiglia di due genitori e quattro fratelli, lui escluso. Con loro si trasferisce prima a Qualiano e poi in Australia.
Poi si separa dalla famiglia: parte per l’Inghilterra, probabilmente a caccia di una fortuna che non arriva, e da qui verso Brescia, per cercare lavoro all’Iveco.
Sono svariate le strade che Fabio, cercando di mantenere vivo l’entusiasmo, prova a intraprendere: il calcio, la musica, il lavoro in fabbrica. Ma le trova tutte sbarrate.
Finalmente, a Brescia, trova impiego dapprima come volontario e poi come lavoratore precario presso i vigili del fuoco.

Un anno fa de Muro torna a Napoli. Qui il ministero dell’Interno gli offre la possibilità di passare effettivo con i vigili del fuoco per concorso.
Ma Fabio ha già superato la quarantina quando tenta il concorso che prevede i 37 anni come limite massimo di età. Quello che avrebbe potuto essere il suo riscatto da una vita di rifiuti sfocia così nell’ennesima strada sbarrata. Che si traduce in un vicolo cieco: quello della morte.

“Un prigioniero della precarietà“: così si definisce Fabio nella sua lettera d’addio.
Si toglie la vita a Qualiano, nei luoghi della sua infanzia, con indosso la divisa del corpo dei vigili del fuoco che -secondo il fratello Antonio, 50 anni- “era la sua speranza di stabilità e l’immagine di quanto di positivo desiderava fare per se e gli altri”.
Così Fabio esce di scena silenziosamente, con discrezione, con gentilezza ma lasciando, come ultimo disperato messaggio, il tesserino da precario bene in vista vicino alla lettera a l’augurio ai suoi colleghi precari di “poter diventare stabili al più presto”.