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"Quelli che il calcio": le giornaliste donne che stanno illuminando il programma Rai

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La parola "calcio" è solitamente associata a un ambiente tendenzialmente maschile. Ultimamente, però, gli uomini si stanno ricredendo: ecco grazie a chi. Ci fu un tempo in cui ‘Quelli che il calcio’ aveva lo smalto del programma fresco, l’intraprendenza dei giovani con la lingua lunga e gli...

La parola “calcio” è solitamente associata a un ambiente tendenzialmente maschile. Ultimamente, però, gli uomini si stanno ricredendo: ecco grazie a chi.

Ci fu un tempo in cui ‘Quelli che il calcio’ aveva lo smalto del programma fresco, l’intraprendenza dei giovani con la lingua lunga e gli stacchi di gambe degli Anni Novanta. Poi arrivarono i periodi bui, la parabola discendente di Simona Ventura, la spaesata lentezza di Victoria Cabello. Oggi il programma calcistico di Rai Due sembra vivere una nuova primavera. Buona parte del successo si deve alla cura Savino-Gialappa’s iniziata già nel 2015, ma il segnale della svolta verso una televisione contemporanea sta tutta nel contributo femminile. Non più donne immagine (c’è la Pedron certo, ma il suo ruolo è più che marginale) e nemmeno conduttrici con piglio accentratore, ma giornaliste vere, informate e piacevoli. Il trio Ceran, Castellana, Marchetto è al suo secondo anno, quello della conferma, e finora dimostra di aver superato l’esame.

Mia Ceran è, fra le tre, quella con il curriculum più importante, a tratti incredibile. Nata in Germania e cresciuta negli Stati Uniti, la trentenne di Treviri ha iniziato come stagista alla CNN a 19 anni. Nel 2011, è già giornalista professionista e laureata alla John Cabot University. Da allora la sua storia professionale la porta prima a La7 e Mediaset e infine alla Rai. Ha collaborato a ‘L’aria che tira’, ‘In onda estate’ e ‘Uno mattina estate’. In ‘Quelli che il calcio’ riesce a coprire i compiti di inviata con disinvoltura senza peccare di imprecisione nemmeno al fianco di Totò Schillaci. Se si potesse scommettere un euro, varrebbe la pena puntare sul fatto che diventerà direttrice di telegiornale prima dei cinquanta.

Più giovane di qualche anno, Sarah Castellana ha una formazione prettamente calcistica e non sfigura come comprimaria di un maestro del giornalismo sportivo come Emanuele Dotto. Palermitana, classe 1990, ha mosso i primi passi a Sportitalia per passare con rapidità a Udinese Channel e GazzaTv. Alla Rosa si è fatta notare per competenza, bellezza tradizionale e attaccamento alla causa. Con alcune dichiarazioni non banali e non richieste ha fatto notare la differenza di trazione fra Gazzetta e Sky.

Non dev’essere facile avere a che fare direttamente con una firma del giornalismo impeccabile come Dotto, ma la Castellana dimostra di saper informare con chiarezza ed efficienza, il resto lo fa ancora il sorriso.

Giovanissima e fisiologicamente meno esperta rispetto alle sue due colleghe, Melissa Greta Marchetto si occupa di curare i commenti e i contenuti social che possono interessare la trasmissione. La sua figura è completamente legata alla comunicazione tramite social media: è una star su Instagram e segue con la rapidità delle nuove generazioni la digestione frenetica di contributi del mondo del web. Ironia frizzante, proprietà di linguaggio non comune e soprattutto reattività, la Marchetto sembra nata per fare informazione nell’era digitale.

Una ricetta piuttosto solida quella delle giornaliste della trasmissione. La professionalità matura di Mia Ceran; la puntualità forse ancora poco disinvolta di Sarah Castellana e l’entusiasmo comunicativo della Marchetto riescono a offrire un servizio importante al prodotto finale.

Nota non meno rilevante, la donna e il calcio, la grazia e il cervello, riescono finalmente a trovare una sintesi adeguata anche sulla rete nazionale. Sky, con Ilaria D’Amico, aveva da tempo abituato i suoi spettatori alla figura di una donna totalmente integrata nel panorama pallonaro: una donna con una professionalità impeccabile che non necessariamente deve sacrificare la femminilità. La lezione è stata applicata dai vertici di Rai2, finalmente.

Non si tratta più di proporre la donna vetero-femminista brava e forzatamente impegnata a portare sulle spalle le disgrazie del mondo. Nemmeno basta più la bellezza senza contenuti. Femminilità e intelligenza non sono contrari e non richiedono nemmeno un trade-off. Ciò che conta è il prodotto finale, e il prodotto finale non può fare a meno di nessuna delle due quando si tratta di televisione.