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Recensione film La Grande Scommessa

Recensione film La Grande Scommessa

Un grande thriller finanziario con un cast eccezionale E’ un film di cui non si capisce niente o quasi per buona parte del tempo ma che, nonostante tutto, non si sa assolutamente come, funziona. La crisi finanziaria del 2008, che ha colpito l’America come un fulmine a ciel sereno, viene messa i...

Un grande thriller finanziario con un cast eccezionale

E’ un film di cui non si capisce niente o quasi per buona parte del tempo ma che, nonostante tutto, non si sa assolutamente come, funziona. La crisi finanziaria del 2008, che ha colpito l’America come un fulmine a ciel sereno, viene messa in scena e sviscerata in modo del tutto insolito e originale da un regista specializzato in commedie, che realizza una sorta di documentario che ha, tuttavia, il pregio di alternare momenti di ilarità/narrazione a camei prestigiosi, che hanno la funzione di spiegare i tecnicismi e le parti più ostiche del discorso.

Rigorosa ma non troppo, la pellicola racconta 4 storie parallele, di 4 individui tutti fuori dal comune per follia/genialità, che in tempi e modi diversi arrivano ugualmente ad intuire che la tanto decantata solidità del sistema finanziario americano non è che una bufala e che i mutui di cui i titoli che affollano il mercato finanziario si compongono sono tutt’altro che garantiti, e perciò, si inventano un modo per fare soldi investendo in titoli assicurativi che scommettono contro l’andamento del sistema stesso. Da qui trae origine “la grande scommessa” del titolo della versione italiana. Una cosa di per sè discutibile, deplorevole ma stimolante da morire, così come sono stimolanti i ruoli dei protagonisti, magistralmente interpretati da Brad Pitt, trader ormai in pensione (qui anche in veste di produttore del film), che fa da mentore a due avidi genietti alle prime armi, ansiosi di sfondare nel mondo della finanza e dotati di un intuito eccezionale, Ryan Gosling spregiudicato e navigato investitore che è il narratore dell’intera vicenda, Steve Carell (formidabile come sempre), trader onesto e dalla vita personale tormentata, che qui rappresenta la parte etica e buonista della storia fino ad arrivare a Chistian Bale (gigantesco, senza esagerare), ex neurologo con problemi di interazione sociale ed un occhio di vetro, prestato al mondo finanziario, che rappresenta il motore iniziale di tutta la vicenda nonché l’autore assoluto dell’idea vincente che né è il fulcro.

Una pellicola, questa, che ha fatto incetta di nominations ai Golden Globes, grazie alla sua semplicità, la narrativa lineare ed il tono dissacrante, supportati non di meno da una sceneggiatura solidissima e dalla indiscutibile bravura del cast. Tanto da fare vincere al regista Adam Mckay, sicuramente la grande scommessa con il pubblico, che annovererà senz’altro questo film tra quelli memorabili sul tema, quali Wall Street, con il grande Michael Douglas e il più recente The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, che ci ha regalato il Leonardo Di Caprio, più mefistofelico di sempre.

Jole de Castro