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Referendum costituzionale, M5S e SI contro il quesito: spot pubblicitario

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Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana uniti contro il testo del referendum costituzionale: è una sorta di spot pubblicitario, inganna gli elettori. Il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana hanno deciso di presentare ricorso al Tar del Lazio contro il testo del quesito del referendum costituziona...

Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana uniti contro il testo del referendum costituzionale: è una sorta di spot pubblicitario, inganna gli elettori.

Il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana hanno deciso di presentare ricorso al Tar del Lazio contro il testo del quesito del referendum costituzionale. Nella formulazione attuale, il quesito “finisce per tradursi in una sorta di spot pubblicitario, tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del governo che ha preso l’iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale”.

L’attuale testo del quesito, approvato dall’ufficio centrale della Suprema Corte di Cassazione lo scorso mese di maggio, recita: “approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”.

Mancano specifiche degli articoli e si sponsorizza la finalità della riforma. Inutile ricorso al Tar, secondo il PD

A presentare il ricorso sono stati gli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi, che già stanno portando di fronte alla Consulta la valutazione sull’incostituzionalità della nuova legge elettorale Italicum, insieme con i senatori Vito Crimi per il M5S e Loredana De Petris per Sinistra Italiana.

Il quesito referendario, sostengono i ricorrenti, “oltre a non specificare quali siano gli articoli della Costituzione interessati dalla riforma, alcuni dei quali ben più importanti di quelli citati (come la nuove modalità di elezione del Presidente della Repubblica e dei Giudici costituzionali di derivazione parlamentare), si limita invece a riprodurre il titolo del ddl di revisione, che, assieme al corretto ma insufficiente riferimento ad alcuni istituti incisi dalla revisione, riporta impropriamente anche una presunta finalità della legge (il c. d. contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni), che non trova specifico riferimento in alcuna delle norme revisionate, potendone semmai essere una conseguenza, neppure certa e comunque irrisoria”.

Lapidaria è arrivata nelle ultime ore la replica affidata al senatore PD Andrea Marcucci, secondo il quale “il Movimento 5 Stelle sfiora il ridicolo. Il questito del referendum costituzionale del 4 dicembre è conforme alla legge. E’ davvero incredibile che gruppi parlamentari che non hanno presentato un emendamento per cambiare il titolo del disegno di legge in oltre due anni, oggi facciano un inutile ricorso al Tar”.