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Migranti, Renzi: dobbiamo bloccare partenza, sbagliato attacco in Libia

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Intervista di Matteo Renzi a radio Rtl 102.5. L'ex premier italiano definisce un errore l'attacco del 2011 in terra libica e punta sulla revisione del trattato di Dublino.

Trattato di Dublino e crisi in Libia, il collegamento

Il trattato di Dublino è il regolamento dell’unione europea che sancisce i criteri di ammissibilità per la richiesta di protezione internazionale di un cittadino proveniente dai Paesi terzo. Il principio chiave riassunto dall’articolo 13 dello stesso trattato recita: “Quando si accerta che il richiedente asilo varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un paese terzo la frontiera di uno stato membro lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale”. Sostanzialmente riversa la gestione del flusso migratorio allo stato membro di primo approdo. Tensioni e conflitti in medio oriente, hanno avuto come risultato un aumento esponenziale del flusso di migranti, soprattutto post caduta del regime di Gheddafi in Libia appunto nel 2011. Da allora, l’esodo di massa, cominciò a riversarsi principalmente nelle coste italiane e greche. In conseguente collasso della via balcanica, con l’avanzata dell’Isis, ha comportato che migliaia di persone cerchino oggi di entrare in Europa.

Perché il trattato di Dublino diviene obsoleto?

Oggi si contesta l’obbligo sancito dall’articolo 13 ; l’esigenza di una collaborazione scaturisce dal precetto stesso che, di fatto, impedisce la possibilità di gestire un meccanismo di emergenza per la distribuzione dei rifugiati. L’Italia dichiara obsoleto il contenuto del trattato perché non contempla quella che è invece divenuta realtà: migliaia di migranti che sbarcano mensilmente nelle nostre coste.
Sin dal 2015 in Italia si contestano i precetti contenuti nella trattato di Dublino infatti, lo scorso 2 febbraio 2017, si arriva alla stesura di un memorandum d’intesa fra Italia e Libia. Da parte italiana si intende affidare ai libici stessi il pattugliamento delle proprie coste; lo stesso giorno, il presidente del governo di unità nazionale (Gna) di Tripoli, Fayez al Sarray, chiede all’Italia l’impegno di investire 800 milioni di euro nella cooperazione per porre un freno agli sbarchi. Il governo italiano è ben consapevole dell’alto tasso di corruzione che permea la gestione delle partenze da quelle terre. L’allarme viene lanciato dal portavoce dell’Oim (Organizzazione Internazionali per le Migrazioni), Flavio di Giacomo che racconta le condizioni inumane nei centri di raccolta dei migranti.

Renzi ammette il fallimento, dall’attacco in Libia, del trattato di Dublino

Matteo Renzi (Pd), sostiene che la prima cosa da fare è certamente bloccare le partenze dall’Africa. I migranti rispetto allo scorso anno sono aumentati del 10%, L’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, in due differenti interviste pubblicate da The Atlantis nel 2016, ritrae l’intervento americano del 2011 in terra libica come un errore, dichiarandosi pentito, e definendo tale azione militare come fondata sulla convinzione che altri Paesi europei, a partire dalla Francia di Sarkozy, avrebbero apportato maggior impegno nel conflitto. Matteo Renzi aggiunge che modificare il trattato di Dublino deve rientrare nella persuasione politica, se possibile, sottolineando che come alternativa, escluso il sapore di un ricatto, rimane la presa d’atto di manovre economiche volte a imporre modifiche all’attuale stato di cose.