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Riforma processo penale, ecco di cosa si tratta

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In settimana il Senato ha approvato la proposta di riforma processo penale del governo Gentiloni. 151 i voti a favore, 121 quelli contrari. Ora, secondo l’iter tradizionale, il testo, avendo subito alcune modifiche nel corso della discussione in Senato, dovrà tornare alla Camera. Il percorso ...

In settimana il Senato ha approvato la proposta di riforma processo penale del governo Gentiloni. 151 i voti a favore, 121 quelli contrari.

Ora, secondo l’iter tradizionale, il testo, avendo subito alcune modifiche nel corso della discussione in Senato, dovrà tornare alla Camera. Il percorso seguito dalla riforma è stato sin qui lungo e travagliato e non è da escludere che vengano introdotte ulteriori modifiche. Al momento, comunque, le novità sono molte, importanti e non soltanto ‘tecniche’.

Fra prescrizione, tempi per l’azione del magistrato alla fine delle indagini preliminari e delega al governo in tema di riforma delle intercettazioni, ecco i punti fondamentali della riforma processo penale in discussione in Parlamento.

Prescrizione

La riforma allunga i termini della prescrizione, nell’ottica di impedire che i tempi dei processi finiscano per essere degli alleati degli imputati. La principale critica su questo punto è che si possa correre il rischio di allungare ancora di più i procedimenti proprio perché i tempi a disposizione sono più lunghi (ciò in totale contraddizione con quanto previsto, ad esempio, dall’articolo 111 della Costituzione in merito al diritto di un imputato di essere giudicato in tempi ragionevoli).

In pratica, i termini di prescrizione verrebbero allungati mediante l’introduzione di due periodi di sospensione, il primo fra la sentenza di primo grado e l’appello, il secondo fra l’appello e la Cassazione. Dal momento che ciascuna sospensione può durare al massimo 18 mesi, l’allungamento dei termini di prescrizione potrebbe arrivare al massimo a 3 anni.

Azione del magistrato alla fine delle indagini preliminari

Al magistrato si danno tre mesi di tempo (più altri tre in caso di richiesta di proroga) al termine delle indagini preliminari per valutare se archiviare il caso oppure chiedere l’incriminazione dei sospettati. In sostanza si passerebbe dagli attuali 6 mesi più 6 a 3 più 3. Un dimezzamento che all’Associazione Nazionale Magistrati appare “contraddittorio e irrazionale”. Dubbi anche sulla reale incidenza generale di questa misura sull’accorciamento dei tempi dei processi.

Riforma delle intercettazioni (delega al governo)

La riforma delle intercettazioni è forse il tema più delicato. Secondo quanto spiegato di recente dal Sole 24 Ore, l’intenzione sarebbe quella di “garantire una maggiore riservatezza agli indagati e delle persone coinvolte nelle indagini evitando la pubblicazione di ascolti irrilevanti o riguardanti persone estranee all’inchiesta”.

I magistrati dovrebbero in sostanza eliminare del fascicolo in consegna al giudice tutti gli “ascolti irrilevanti”, che finirebbero in un archivio riservato al quale i legali degli imputati possono avere accesso ma del quale non possono avere copia. L’obiettivo pratico, secondo molti, è quello di impedire che i giornali pubblichino le intercettazioni e di individuare nel magistrato l’eventuale responsabile della diffusione di intercettazioni non pertinenti al caso o relative a persone estranee all’indagine.