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Rimini, arrestato pedofilo in possesso di un dossier su Yara Gambirasio

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Rimini fermato pedofilo: aveva un dossier su Yara Gambirasio.

A Rimini una brutta faccenda, resa ancora più triste dalle circostanze che hanno portato all’arresto di un pedofilo. L’uomo era in possesso di un dossier, che conta più di 40 pagine, con filastrocche e immagini di Yara Gambirasio, la tredicenne uccisa nel novembre del 2010 a Brembate.

L’uomo, un 53enne riminese, è stato arrestato a seguito di una denuncia, e dopo che la polizia ha rinvenuto sul suo computer diverso materiale pedopornografico. OItre al dossier su Yara, l’uomo aveva una ricca raccolta di immagini, canzoni blasfeme e raccolte riguardanti diversi bambini.

A seguito dell’arresto, il pedofilo è stato trasferito nel carcere Cassetti di Rimini. Attualmente si trova lì, in una zona protetta, lontano dagli altri detenuti per motivi di sicurezza. Il materiale trovato nella sua abitazione ha destato, oltre che un motivato orrore, diverse preoccupazioni da parte degli inquirenti.

C’è il timore, infatti, che l’uomo potesse far parte di una rete di pedofili che scambiano materiale pedopornografico in rete. C’è massima allerta, mentre le indagini proseguono, per capire cosa ci sarebbe dietro i ritrovamenti in casa e sul coomputer dell’arrestato.

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La storia di Yara Gambirasio

L’omicidio di Yara Gambirasio (21/05/1997 – 26/11/2010) è un caso di cronaca nera che ha visto vittima una ragazza tredicenne di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, scomparsa il 26 novembre del 2010. Il caso ha assunto una grande rilevanza mediatica, oltre che per la giovane età della vittima, per l’efferatezza del crimine e per diversi avvenimenti nel corso delle indagini, come l’arresto e il successivo proscioglimento di un primo sospettato, le circostanze del ritrovamento del corpo e le complesse modalità per l’individuazione dell’omicida.

Il relativo procedimento giudiziario si è concluso in primo grado il 1 luglio 2016 con la sentenza di ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti, riconosciuto come unico colpevole. Venerdì 26 novembre 2010, alle 18.44 Yara lascia da sola il Centro Sportivo di Brembate di Sopra dove si allena in ginnastica ritmica. La sua casa dista 700 metri, ma la ragazza non vi arriverà mai, poiché le sue tracce vengono perse poco dopo. Alle 18.55 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate, dopodiché il segnale scompare.

Il corpo di Yara viene ritrovato casualmente solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, da un aeromodellista in un campo aperto a Chignolo d’Isola, distante 10 chilometri circa da Brembate di Sopra in direzione sud-ovest. Vengono rilevati numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, inferto probabilmente con un sasso, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo, tuttavia non letali.

Nei mesi seguenti si ipotizza che la morte sia sopraggiunta in un momento successivo all’aggressione, a causa del freddo e dell’indebolimento dovuto alle lesioni. Sul corpo non appaiono segni di violenza carnale.