> > Rubavano gasolio in Libia per poi venderlo in Italia: 9 arresti

Rubavano gasolio in Libia per poi venderlo in Italia: 9 arresti

gasolio

Banda internazionale sgominata dalla Guardia di Finanza di Catania: nove arresti, tra cui alcuni italiani. L'organizzazione trasferiva gasolio rubato dalla Libia in Italia ed Europa

Rubavano gasolio in Libia e lo rivendevano in Italia. Una banda internazionale è stata scoperta dalla Guardia di Finanza a riciclare gasolio libico rubato. La banda, un’associazione a delinquere di stampo internazionale, rubava il gasolio alla raffineria di Zawya, in Libia, e poi lo rivendeva in Italia e in Europa. La Guardia di Finanza di Catania ha arrestato nove persone, di cui quattro italiani coinvolti nel traffico del gasolio. Una volta rubato da Zawya, nei pressi di Tripoli, il gasolio veniva trasportato via nave in Sicilia e da lì immesso sul mercato sia italiano che europeo. Un’organizzazione ben strutturata nella quale collaboravano due maltesi, tre libici e quattro italiani. I componenti della banda sono stati tutti arrestati e si trovano in carcere o agli arresti domiciliari.

Gasolio rubato a Zawya

L’associazione a delinquere di stampo internazionale è stata sgominata dai militari della Guardia di Finanza di Catania che hanno condotto l’indagine sul gasolio rubato. Tra gli arrestati compaiono anche quattro italiani: insieme a loro sono stati fermati dalla Guardi di Finanza anche due maltesi e tre libici. I nove uomini ora sono divisi tra carcere, che è stato imputato a sei persone, e arresti domiciliari per le restanti tre. L’organizzazione si avvaleva di diverse basi che permettevano di trasportare e trafficare il gasolio rubato il Libia in Italia e in buon parte dell’Europa. La Guardia di Finanza sta adesso cercando altri tre uomini, di origine libica, anche loro coinvolti nelle operazioni del traffico di gasolio.

Nel corso dell’indagine, che ha portato allo smantellamento dell’organizzazione internazionale, il comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania ha collaborato con Scico, sotto la direzione della procura distrettuale etnea e dalk. I mandati di arresto sono stati eseguito dal procuratore capo Carmelo Zuccaro. Il gasolio veniva prelevato dalla raffineria di Zawya, ad una quarantina di chilometri di distanza da Tripoli, e poi portato in Sicilia via mare da milizie libiche. Una volta arrivato in Italia questo veniva immesso nel mercato sia italiano che europeo tramite l’ausilio di una società maltese.

Coinvolto anche l’Isis?

Le indagini che hanno portato all’arresto di nove persone vanno avanti da oltre un anno: in questo periodo i militari hanno potuto monitorare che in Libia sono stati rubati 80 milioni di chili di gasolio. Una quantità che stimata in termini economici equivale a 30 milioni di euro. La Guardia di Finanza ha diramato alcuni dei nomi degli arrestati, mentre ancora non si conoscono le identità dei tre ricercati. Si tratta dell’amministratore delegato della Max Com Marco Porta, di Nicola Orazio Romeo della cosca degli Ercaolano, di uno dei capi delle milizie libiche legate all’Isis Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa, del libico Tareq Dardar e dei cittadini maltesi Darren e Gordon Debono.

La MaxCom riusciva a rifornirsi del gasolio rubato grazie all’appoggio di Khalifa che, con i suoi miliziani, controllava la zona costiera al confine con la Tunisia. Con pescherecci modificati in navi cisterna il gasolio riusciva ad attraversare il mare e arrivare al largo di Malta. Qui veniva trasferito su una nave petroliera della società e proseguiva indisturbata verso l’Italia.