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Sanremo 2012: i voti della prima serata. Ok Zilli e Civello

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Arisa (La Notte) 6.5: che l’Arisa di Sincerità e Malamoreno fosse un ricordo era ormai chiaro, ma la metamorfosi desta comuque meraviglia. Il brano, scritto dal’ex fidanzato Beppe Anastasi, è una canzone d’amore sofferta e commossa. Canzone sicuramente bella e profonda, ben interpretata ...

Zilli

Arisa (La Notte) 6.5: che l’Arisa di Sincerità e Malamoreno fosse un ricordo era ormai chiaro, ma la metamorfosi desta comuque meraviglia. Il brano, scritto dal’ex fidanzato Beppe Anastasi, è una canzone d’amore sofferta e commossa. Canzone sicuramente bella e profonda, ben interpretata ma forse poco adatta a Sanremo.

Samuele Bersani (Un pallone) 6.5: oltre dieci anni dopo Replay Bersani non si smentisce e confeziona il solito prodotto di qualità. Canzone originale, musicalmente sofisticata e difficile da interpretare. A tratti sembra una filastrocca ma in realtà il testo è profondo, quasi metafisico. Una certezza.

Loredana Bertè-Gigi D’Alessio (Respirare) 6.5: il voto è la media ponderata tra il sette abbondante di D’Alessio ed una votazione inevitabilmente bassa che va destinata a Lory, ormai un ricordo della grande cantante che fu non solo dal punto di vista vocale ma pure fisico. Peccato perché il brano, contestatissimo alla vigilia, è orecchiabile ed interessante e pure adatto ad entrambe le sonorità, ma la pesante stecca verso la fine non rende giustizia all’impegno della strana coppia.

Pierdavide Carone (Nanì) 6.5: ci voleva l’autore di “per tutti i luoghi per tutti i laghi” per rivedere Lucio Dalla a Sanremo dopo quarant’anni. Nanì è una canzone profondamente dallesca ma scritta a quattro mani con Carone: prodotto di ottima fattura, ben interpretata da Pierdavide molto cresciuto a livello vocale rispetto ad Amici. Farà strada.

Chiara Civello (Al posto del mondo) 7: una delle sorprese della serata. O forse è stata una sorpresa solo per chi non la conosceva. All’esordio davanti al grande pubblico, Chiara si conferma cantante di classe, vocalmente impeccabile, elegante e pure dotata di una canzone davvero bella, sia dal punto di vista testuale che musicale. Brano di difficile interpretazione ma molto gradevole.

Dolcenera (Ci vediamo a casa) 5: doveva essere l’occasione per un rientro in grande stile, ma è andata male per non dire malissimo. Sarà forse perché ha dovuto rompere il ghiaccio, ma qualcosa non ha funzionato. Il titolo riecheggia il “siamo tutti là fuori” che la portò al successo ma nel frattempo Dolce ha perso qualcosa sia dal punto di vista musicale che da quello caratteriale ed interpretativo, da sempre i suoi punti forti.

Eugenio Finardi (E tu lo chiami Dio) 6: mai banale come sempre, profondo come quasi mai. La sua è una canzone che non c’entra nulla con Sanremo ma che non si può non apprezzare anche e soprattutto dal punto di vista sinfonico: la speranza è che lo facciano anche i giurati.

Irene Fornaciari (Il mio grande mistero) 5.5: un tipico prodotto by Van de Sfroos, ma forse certi brani “funzionano” solo se cantati in dialetto lombardo. Testo troppo ripetitivo e sonoricamente confuso, Irene non ripete le buone presenze degli anni passati.

Marlene Kuntz (Canzone per un figlio) 5: per lo sbarco a Sanremo era lecito aspettarsi molto di più. Brano sussurrato, a tratti incomprensibile: peccato perché le parole ed il contenuto erano interessanti. Eliminazione in vista?

Emma (Non è l’Inferno) 6: doveva portare una canzone da vittoria annunciata ed invece Kekko Silvestre sforna un prodotto poco conforme al suo repertorio realizzando la classica canzone impegnata per provare a trionfare. Ne esce però un brano prevedibile, quasi stanco. Emma si sforza di renderlo al meglio ma pure la sua interpretazione è troppo uguale e ripetitiva.

Matia Bazar (Sei tu) 6: la reunion con Silvia Mezzanotte porta all’Ariston una canzone in stile-Matia, quindi di chiara qualità. Nulla di trascendentale, però, soprattutto a livello testuale perché la musica è invece molto interessante. Un buon modo per ripartire, comunque.

Noemi (Sono solo parole) 5.5: tipica canzone di Fabrizio Moro, ma affidata alla cantante sbagliata. Tonalità troppo basse all’inizio per la voce di Noemi, che infatti si riprende nella seconda parte del brano. Peccato che le parole siano sempre uguali: una lenta e monotona ripetizione del testo.

Francesco Renga (La tua bellezza) 6: l’altro grande favorito della vigilia non sembra portatore di un prodotto di primissima qualità. La tua bellezza è una canzone non esaltante a livello testuale e solo lievemente più interessante musicalmente. E pure l’interpretazione è discutibile: lo stile renghiano si è accentuato, non agevolando la valorizzazione del brano.

Nina Zilli (Per sempre) 7.5: la migliore. Difficile pensare che possa vincere ma lo meriterebbe, considerato anche che avrebbe dovuto farlo già tra i Giovani nel 2010. Sarà forse troppo anni ’60 per non dire ’50 ma la sua canzone è la migliore sotto ogni punto di vista: testo, musica ed interpretazione con la sua voce eclettica e capace di valorizzare ogni brano che fa confeziona un prodotto di prima qualità. Almeno lei non tradisce.