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Sant'Ambrogio: 5 leggende sul patrono di Milano

leggende di Sant'Ambrogio

Le leggende legate alle vite dei Santi sono sempre moltissime e servono a rafforzare lo spirito del santo agli occhi dei fedeli. Ecco le cinque leggende sulla vita di Sant'Ambrogio.

Moltissime storie e leggende vengono associate ancora oggi alle vite dei santi. Sant’Ambrogio, patrono di Milano, non è da meno. Il 7 dicembre è la festa patronale e tutta la città si ferma a ricordare la vita del grande vescovo e teologo del quarto secolo. Ambrogio ha contribuito, grazie alla sua saggezza e alla sua fede, a cambiare il volto della cristianità. Per questo, tutt’oggi, è uno dei santi più amati e celebrati. Vi sono 5 storie che spaziano tra realtà e leggenda assai interessanti sul suo conto, ecco le cinque leggende di Sant’Ambrogio.

Le leggende di Sant’Ambrogio

La figura di Sant’Ambrogio come quella di ogni santo particolarmente amato, è avvolta nella leggenda. Ci sono diverse storie legate alla sua vita, che ne raccontano le qualità e le doti spirituali. Ripercorrerle aiuta a farsi un’idea di chi fosse Ambrogio e di cosa abbia significato la sua figura per la storia della Chiesa.

La leggenda del miele

La prima vicenda riguarda la sua infanzia. Mentre riposava nella culla del cortile della sua dimora, uno sciame di api si avvicinò al pargolo e, senza pungerlo, entrò e uscì dalla bocca del santo. Dopo un tentativo di scacciare le api da parte dei suoi familiari, il padre comprese che si trattò di un fatto miracoloso e capì fin da subito il grande futuro che si prospettava per suo figlio.

Le doti da guaritore

Tra le leggende di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, si sprecano quelle legate alle sue doti da guaritore. Si narra, infatti, che Ambrogio guarì il militare Nicastro, malato di podagra, calpestandogli erroneamente il piede. Anche a Roma Sant’Ambrogio guarì il figlio di un nobile gravemente malato, mentre a Firenze liberò un bambino dal demonio.

La leggenda di Dionigi

Un’altra leggenda è quella legata a Dionigi, predecessore di Sant’Ambrogio. Dionigi morì in Cappadocia e, per ordine di Ambrogio, venne riportato a Milano. Trasportato da un asino si fermò a Cassano d’Adda, a causa del troppo peso. Sopraggiunto in loco Sant’Ambrogio, Dionigi si alzò dalla bara, abbracciò il santo e insieme parlarono di questioni religiose. A tempo debito, egli tornò nel feretro per ricominciare il suo eterno sonno.

Il dono dell’ubiquità

Durante la messa della domenica, Ambrogio si addormentò per circa due ore mentre in chiesa veniva letta la prima lettura. I fedeli e i collaboratori rimasero in silenzio fino a che si decise di svegliarlo. Egli, ricomposto, disse che non stava dormendo ma stava partecipando al funerale del vescovo Martino, ma che per colpa del richiamo non era riuscito a terminare il rito funebre.

La battaglia contro il diavolo

Vi sono due buchi sulla colonna dell’atrio della chiesa di Sant’Ambrogio a Milano. Il motivo è che in quel punto il santo ingaggiò una battaglia con il diavolo, poi sconfitto. Nel cadere, le sue corna si conficcarono appunto sulla colonna, per poi smaterializzarsi in una nuvola di zolfo. Leggenda narra che se il fedele appoggiasse l’orecchio vicino ai fori, potrebbe ancora udire i rumori provenienti dall’inferno.