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I segnali che annunciano i terremoti: fatti, ipotesi e leggende

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Esistono dei segni premonitori che preannunciano l'arrivo dei terremoti? Come interpretarli? Tra scienza e credenza popolare, ecco alcuni esempi. Gli ultimi eventi sismici che hanno investito le Marche e l'Umbria, uniti all'onda lunga della tragedia dello scorso agosto, hanno riacceso un dibattito ...

Esistono dei segni premonitori che preannunciano l’arrivo dei terremoti? Come interpretarli? Tra scienza e credenza popolare, ecco alcuni esempi.

Gli ultimi eventi sismici che hanno investito le Marche e l’Umbria, uniti all’onda lunga della tragedia dello scorso agosto, hanno riacceso un dibattito in merito alla prevenzione dei terremoti . È possibile rubricare degli eventi, o per meglio dire dei segnali, che anticipano gli eventi sismici di una certa intensità e potenzialmente pericolosi per gli uomini, con un anticipo sufficiente a organizzare un’evacuazione di intere comunità, o persino la messa in sicurezza dei complessi urbani a rischio?
L’idea che esistano dei “segni premonitori” che annunciano il sopraggiungere di un terremoto è oggetto da decine di anni di accese discussioni all’interno della comunità scientifica. Negli ultimi anni, poi, si è intensificata l’attività di debunking all’indirizzo delle ipotesi più ardite, come quella di Giampaolo Giuliani, che nel 2009, all’epoca del terremoto che distrusse il centro dell’Aquila e molte località limitrofe, rigettata con sdegno della scienza ufficiale. La versione ufficiale degli scienziati, in primis degli studiosi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dove si concentrano le massime autorità in materia, è che non esiste un sistema di segni conosciuti e riconoscibili che assicurino con certezza l’incombenza di un evento sismico. Esistono però dei micro o macro eventi giudicati ricorrenti, tenuti in altissima considerazione dalla comunità scientifica e pertanto monitorati, misurati e catalogati con sistematicità, al fine di creare una casistica che conduca, passo dopo passo, alla definizione di un “canone”, o meglio ancora di un metodo non divinatorio di previsione dei futuri terremoti.
I bradisismi del suolo, i flussi delle falde acquifere, la presenza di gas naturali liberati dal sottosuolo, la produzione di elettricità (questi ultimi due fattori danno spesso luogo al fenomeno delle luci sismiche, ovvero bagliori di varie forme e durate che preludono, come i lampi prima dei tuoni, al verificarsi di una scossa tellurica per poi perdurare durante la stessa), sono tutti eventi oggetto di una letteratura scientifica già ampia e di volume crescente, in quanto presenti nei documenti storici e nelle testimonianze dei terremoti più lontani nei secoli come in quelli più recenti. Si pensi che di luci sismiche parlano persino Plinio il Vecchio (nel I secolo d.C) e Immanuel Kant (nel XVIII). Pertanto, come tali, vanno presi in considerazione anche dai non addetti ai lavori. Anche il comportamento anomalo di molti animali, un tempo ritenuto un fattore da confinare alla credenza popolare, è oggi oggetto di studi più approfonditi, soprattutto in Giappone, il cui territorio è tra quelli a più alta densità sismica del pianeta.
Rimane invece confinata alla vulgata popolare l’idea che i terremoti più pericolosi si verifichino soprattutto di notte, o comunque in assenza di luce. Tale impressione si è consolidata negli ultimi anni, a causa del ricorrere di eventi sismici di dimensioni importanti nel corso delle ore serali o notturne: dal Friuli nel 1978 al perdurare dell’attuale sciame sismico nel corso di questi ultimi mesi, passando per l’Abruzzo nel 2009 e l’Emilia nel 2012. Ma si tratta, per l’appunto, di una mera suggestione, peraltro rafforzata dal fatto che nelle ore notturne, generalmente, le popolazioni sono più indifese e maggiormente inclini a essere colte di sorpresa dall’eventuale “aggressione” del sisma. Prova ne sia il fatto che, a titolo di esempio, il terremoto che colpì l’Umbria il 26 settembre del 1997 ebbe il proprio climax alle 11:42, in pieno giorno.