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Sgarbi sul sindaco di Venezia: "Un'ovvietà scambiata per provocazione"

Sgarbi

Vittorio Sgarbi si esprime sull'affermazione del sindaco di Venezia contro i terroristi islamici: "Un'ovvietà scambiata per provocazione."

Il sindaco di Venezia

Dopo l’attacco terroristico avvenuto in Spagna si è riacceso il panico in tutta Europa per il terrorismo islamico. In molti hanno espresso la propria opinione a riguardo, ma l’opinione che più ha fatto rumore in Italia è stata quella del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Parlando della possibilità di una venuta di terroristi islamici in Italia, il sindaco Brugnaro ha replicando dicendo “Se qualcuno urla Allah Akbar lo abbattiamo dopo tre passi” Un’affermazione molto forte, in cui molti hanno voluto vedere una provocazione. Non è un mistero che Venezia sia una delle città più legate alla Lega Nord e in altre occasioni i militanti del partito hanno vagliato la possibilità di sparare gli stranieri, anche quelli più innocenti. Vittorio Sgarbi ha visto l’esternazione di Brugnaro in maniera differente.

Il commento di Sgarbi

Vittorio Sgarbi è un critico d’arte, ma nella sua vita spesso si è lanciato in politica e tutt’ora la sua opinione è spesso inclusa nel dibattito politico italiano. Scrive anche articoli di giornale e, in particolar modo, ha uno spazio suo su Il Giorno. Proprio nell’ultimo articolo pubblicato ha commentato l’esternazione di Brugnaro, spalleggiandolo e sostenendolo nelle sue intenzioni più profonde. Afferma Sgarbi: “Allah akbar non è una battuta ma un urlo di guerra che coincide con gli attentati dei terroristi islamici. Brugnaro ha detto un’ovvietà scambiata per provocazione. Al nemico non si spara per crudeltà, ma per difendersi. Ed è inutile fingere di non capirlo.” Anche Vittorio Sgarbi, come Luigi Brugnaro, sente venire dai terroristi una dichiarazione di guerra e si sente già in guerra, con pieno diritto di far fuoco sul “nemico”. Un parere molto forte, che va a contrastare le manifestazioni di solidarietà e contrizione che vengono fatte da altre persone di religione islamica, che si dissociano dalle azioni degli estremisti.

Chiamati in guerra

Sgarbi e Brugnaro si sentono entrambi a combattere una guerra senza frontiere contro gli islamici. Conclude Sgarbi nel suo pezzo per Il Giorno, “non basta la retorica umanitaria dello ius soli, dobbiamo anche onorare quelli che, in nome del loro Dio, ci vogliono uccidere” Lo ius soli viene visto dal critico d’arte solo come una “retorica umanitaria“, un pro forma che va fatto per non uscire dall’Unione Europea. Dichiarare guerra aperta contro i terroristi islamici è come armarsi contro i fantasmi: bombardare ogni paese dove potrebbero avere sede vuol dire uccidere di sicuro molti civili innocenti e, molto probabilmente, non centrare l’obiettivo. Il terrorismo è una piaga non solo per i Paesi cristiani, dell’Europa Occidentale e degli Stati Uniti; anche per gli altri Paesi di religione islamica terrorismo vuol dire morte. Non si può sparare a caso, nella speranza di aver colpito il bersaglio, per poi nascondersi dietro la difesa del proprio paese. Il raziocinio viene prima di ogni arma.

(Anche gli Stati Uniti si stanno muovendo in maniera sospetta: “Russiagate, spunta mail che conferma incontro con Putin“)