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Difesa: l'Italia comprerà 40 caccia F35 in meno

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In un momento come questo, in cui tutto il paese è chiamato a stringere la cinghia per poter riportare sotto controllo i disastrati conti pubblici, la spesa preventivata per l'acquisto dei caccia F35 da parte della Difesa, con un esborso che in un primo momento è stato stimato ad oltre 15 mili...

Giampaolo Di Paola

In un momento come questo, in cui tutto il paese è chiamato a stringere la cinghia per poter riportare sotto controllo i disastrati conti pubblici, la spesa preventivata per l’acquisto dei caccia F35 da parte della Difesa, con un esborso che in un primo momento è stato stimato ad oltre 15 miliardi di euro, non può che stonare. Per fortuna, sembra lo abbia capito anche il Governo, almeno a giudicare dalle parole del Ministro della Difesa Di Paola, il quale ha annunciato un cambio di politica riguardo al dicastero da lui diretto, che dovrebbe partire dalla rinuncia a 30 o 40 caccia rispetto alla fornitura originale. Considerato il costo di ognuna di queste macchine da guerra, di cui comunque non si riesce a capire l’utilità per un paese chiamato al massimo a partecipare ad operazioni di peacekeeping, si tratterebbe di una importante riduzione di spesa, che andrebbe ad aggiungersi a quelle che potrebbero derivare da un restyling delle politiche della difesa come quelle preannunciate da Di Paola. In sostanza, nei prossimi anni, il nostro paese potrebbe tagliare in misura abbastanza rilevante il personale, per il quale si parla di circa 4.000 esuberi tra gli ufficiali, 7.000 tra i marescialli, 16.000 tra i sergenti. Mentre la truppa, dovrebbe passare da circa 103mila a poco più di 92mila uomini. Il taglio ai più alti gradi, colonnelli, generali e ammiragli, dovrebbe riguardare circa 400 effettivi. Al contempo, però, dovrebbero aumentare le spese per gli investimenti, andando ad incidere su una situazione che vede l’Italia all’ultimo posto in Europa, come scritto sul documento ufficiale elaborato al termine del Consiglio dei Ministri che si è occupato di queste tematiche: “Oggi l’Italia ha una spesa per la Difesa, in rapporto al Pil, più bassa d’Europa (0,9% contro una media Ue dell’1,61%); in aggiunta ha una spesa percentuale per il personale, rispetto al bilancio assegnato, ampiamente superiore alla media Ue (70% quella italiana, 51% quella europea). Per contro, la spesa d’investimento per ogni militare è ferma a 16.424 euro, contro una media europea di 26.458 euro”. Le intenzioni uscite fuori nel corso dei lavori, puntano su un rovesciamento di questi rapporti, in modo da avere il risultato di una struttura difensiva ridimensionata nei numeri, ma in grado di esprimere un’operatività all’altezza delle aspettative dell’Unione Europea e della NATO. Ma soprattutto, si punta ad armonizzare con le possibilità abbastanza limitate dei conti pubblici la spesa per un apparato difensivo chiamato a comprimere le spese come molti altri settori.