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Sicilia e Calabria rischiano un terremoto di 7.5 della scala Richter

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Secondo l’inchiesta giornalistica realizzata da Mario Sanna e Maurizio Torrealta di Rainews24, in Sicilia e in Calabria potrebbero verificarsi dei tremendi terremoti di magnitudo 7.5 della scala Richter, fenomeni molto più potenti rispetto a quello che ha distrutto l’Aquila nel 2009. Le ricerch...

stabilimeto di priolo 300x225Secondo l’inchiesta giornalistica realizzata da Mario Sanna e Maurizio Torrealta di Rainews24, in Sicilia e in Calabria potrebbero verificarsi dei tremendi terremoti di magnitudo 7.5 della scala Richter, fenomeni molto più potenti rispetto a quello che ha distrutto l’Aquila nel 2009. Le ricerche sono state svolte autonomamente da diversi studiosi, ma giungono tutti alla stessa conclusione: il rischio nel sud Italia è altissimo, soprattutto perché i nostri stabilimenti chimici e industriali non sono dotati di normative specifiche per la progettazione sismica, affidata ai soli gestori degli impianti. Gli esperti Carlo Doglioni, docente di Scienze della Terra dell’Università di Roma, Antonella Peresan, ricercatrice dell’Università di Trieste, Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna, Giuliano Francesco Panza, professore di sismologia dell’Università di Trieste, Vladimir Kossobokov, scienziato dell’Accademia delle scienze in Russia e altri esperti, hanno precisato che i poli petrolchimici di Milazzo e Priolo rappresentano ciò che nel gergo tecnico è chiamato RIR, acronimo che sta per Rischio Incidente Rilevante.La Commissione Ambiente della Camera ha presentato, a questo proposito, un interrogazione parlamentare che si occupa di trovare una risoluzione, cercando di prevenire, per quanto è possibile, ogni rischio. Alessandro Martelli spiega che, al momento, le nostre strumentazioni non ci permettono di prevedere dove e quando un terremoto si verificherà con precisione, ma è possibile capire quando una zona, abbastanza estesa come dimensioni, rischia di tremare in un certo periodo di tempo (mesi o anni). Ovviamente queste previsioni potrebbero anche non verificarsi. In ogni caso il problema resta, infatti, gli stabilimenti citati, oltre ad aver deturpato il territorio e le coste siciliane, amplificherebbero notevolmente la devastazione in caso di tsunami.