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Sicurezza tribunali, a Torino il sistema fa ancora acqua

Sicurezza tribunali

Sicurezza nei tribunali ancora troppo indietro. A Torino un servizio apparso in televisione evidenzia tutte le lacune dell’attuale sistema di controlli.

Sicurezza dei tribunali italiani ancora al centro dell’attenzione mediatica, dopo che una reporter è riuscita a superare il filtraggio all’ingresso del Tribunale di Torino con una scacciacani.

Se ne parla tanto soprattutto quando avvengono episodi drammatici nella aule di qualche tribunale, e poi basta un semplice sondaggio di una piccola troupe televisiva per scoprire quello che non ti aspetti.

Quello che in un servizio apparso su “Striscia la Notizia” milioni di italiani, e non solo, hanno potuto vedere non certo senza un fastidioso senso di imbarazzo ed impotenza.

Durante il programma andato in onda sulla principale rete Mediaset, una reporter si è dotata di una così detta scacciacani, non quindi un arma di precisione o dotata di particolari e sofisticati mezzi di occultamento.

La donna ha semplicemente infilato la medesima sotto la cintura dei pantaloni, gesto che potrebbe essere replicato pericolosamente da chiunque, per qualsiasi motivo, in qualsiasi momento.

Munita di questo arnese, si è poi diretta al Tribunale di Torino durante una giornata qualsiasi, e come previsto dagli attuali sistemi di controllo, si è sottoposta alla procedura prevista.

La macchina per la rilevazione di oggetti come quello da lei trasportato ha correttamente rilevato la presenza di qualcosa di anomalo, qualcosa che evidentemente non dovrebbe essere ammesso all’interno degli uffici e le aule del Tribunale.

L’addetto alla sicurezza del varco di accesso del Tribunale di Torino, ha naturalmente considerato l’allarme lanciato dal metal detector, e ha dunque provveduto a controllare non già la donna con una banale perquisizione, piuttosto focalizzando la sua attenzione sulla borsa che la donna aveva nella circostanza con sé.

Che cosa c’era? Il solito armamentario di cui molti di noi è dotato: mazzi di chiavi, naturalmente, un cellulare, ed anche qualcosa per ricaricare lo stesso in caso di necessità. Oggetti comuni, non certo da ritenersi pericolosi, eppure sufficienti a permettere l’ingresso di un’arma come quella invece occultata sotto la cintola dei pantaloni.

Cosa è avvenuto poi? Che la donna ha ricevuto il lascia passare da parte dell’addetto all’ingresso per proseguire all’interno del palazzo, ed una volta dentro, poi, la reporter ha praticamente avuto accesso senza ulteriori ostacoli in diversi ambienti, in uno dei quali per altro era presente anche un operatore.

Insomma appare chiaro che nonostante alcuni episodi anche di grande gravità capitati in alcuni tribunali italiani, il livello di attenzione e controllo posti affinché altri episodi di violenza non abbiano a verificarsi è ancora troppo basso.

Molti ricorderanno forse quanto avvenuto nel Tribunale di Milano giusto un paio di anni fa, quando il 57enne Claudio Giardiello vi entrò munito di un revolver pronto ad uccidere un suo socio in affari.

Quest’ultimo non fu trovato dall’uomo, che tuttavia seminò dietro di lui ben tre uomini uccisi, di cui due avvocati ed un altro imputato. Episodio drammatico che avrebbe dovuto insegnare più di quanto invece abbia fatto, almeno a giudicare da quanto mandato in onda la sera scorsa.

La sicurezza dei luoghi pubblici e dei tribunali nello specifico è di certo cosa importante, non rimane che attendere che i responsabili prendano i provvedimenti necessari.