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Siria, quali sono i piani di Putin

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Secondi fonti statunitensi, la Russia avrebbe iniziato ieri i bombardamenti in Siria, schierandosi a fianco dell’ex presidente Bashar al Assad. Il leader russo Vladimir Putin, dopo l’incontro scontro con il presidente USA Barack Obama di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha d...

Secondi fonti statunitensi, la Russia avrebbe iniziato ieri i bombardamenti in Siria, schierandosi a fianco dell’ex presidente Bashar al Assad.

Il leader russo Vladimir Putin, dopo l’incontro scontro con il presidente USA Barack Obama di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha dato l’impressione di non voler perdere tempo. Ottenuta l’autorizzazione da parte del Consiglio Federale Russo per l’uso della forza nell’ambito di “missioni aeree”, Putin ha dato ordine ai suoi caccia di portare i primi attacchi nei pressi di Talbiseh e di Homs.

Nel caos in cui vive ormai da anni la Siria, però, la questione è che non è chiaro chi sia stato bombardato in quella zona.

Secondo Mosca, infatti, l’obiettivo dei raid sarebbero state delle postazioni dello Stato Islamico, mentre dagli USA sostengono che, lì, sono presenti soprattutto truppe di ribelli antigovernativi, una delle tante fazioni che si oppongono a Bashar al Assad, ma che nulla hanno a che fare con l’Isis.

Potrebbe essere vero. In Siria, infatti, sono al momento attive almeno venti diverse fazioni, tutte di fatto opposte l’una all’altra. Immaginare che il conflitto si risolva in uno scontro fra i miliziani del Califfato e le truppe governative è una semplificazione eccessiva, quando non un vero e proprio errore.

Mosca, a sostegno e giustificazione delle proprie scelte, ha diramato un comunicato in cui ha voluto chiarire che gli attacchi portati in Siria sono stati richiesti proprio da Bashar al Assad, il quale, per parte sua, ha confermato questa versione.

La posizione della Russia è quindi chiara: Putin intende dare il massimo supporto all’ex presidente Assad, considerato, almeno in questo momento, l’unico baluardo anti Isis.

I raid appena avviati sono, in questo senso, una vera e propria dichiarazione di guerra allo Stato Islamico guidato dal califfo nero Abu Bakr Al Baghdadi non meno che a tutte le altre fazioni anti governative, nonché una dichiarazione di intenti rivolta all’intera comunità internazionale, che, invece, in tema di Siria, sembra non avere ancora preso una decisione.

Gli USA e buona parte dei paesi europei, infatti, non sembrano molto propensi a sostenere Bashar al Assad, sul quale grava il sommario giudizio di essere, in poche parole, soltanto poco meglio dei miliziani dell’Isis, ma, nel tentativo di mettere ordine nel pantano siriano, hanno finito per perdere terreno nei confronti del Cremlino, che, agendo, ha di fatto definito una strada molto precisa.

Ora la situazione è delicatissima, perché la Siria potrebbe diventare il teatro di uno scontro a livello internazionale, molto pericoloso per le ripercussioni che potrebbe avere.

Si tratta quindi di capire come vorranno reagire i paesi dell’Unione Europea e, più in generale, del blocco NATO:

A conferma dei dubbi circa la condivisione del sostegno a Bashar al Assad, la Francia, che nei giorni scorsi aveva già avviato una campagna di raid aerei in Siria, ha deciso di aprire un’inchiesta nei confronti del regime dell’ex presidente siriano per “crimini contro l’umanità”.

La magistratura francese sarebbe in possesso di più di 50 mila fotografie scattare da un ex agente della polizia militare siriana, fuggito da Damasco nel 2013. Le foto, secondo quanto risulta, testimonierebbero oltre ogni dubbio gli abusi perpetrati dagli uomini del regime nel corso del conflitto.