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Situationship: la nuova parola per descrivere le relazioni un po' complicate...

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Vivete una non-relazione? Non sapete come etichettare il vostro rapporto? Ebbene, siete in una situationshpip. Ma non allarmatevi... è tutto normale!

Quali sono i primi segnali per prendere coscienza che qualcosa nelle nostre relazioni amorose è cambiato? Per capire se una semplice conoscenza si è trasformata in qualcosa di più? Anche se è presto per parlare di convivenza, sembra essere un modo per far sapere che la propria presenza è ora una certezza. Oppure si tratta della decisione di non frequentare altre persone, senza dirlo però in modo esplicito. O peggio si tratta di spiegare ai conoscenti il «non stiamo insieme, ci frequentiamo, usciamo, ma non siamo solo amici». Se ancora non lo sapete, la vostra è una evidente «situationship».

Insomma, «c’è una situazione». Il nuovo termine è comparso in un articolo di Carina Hsieh pubblicato sulla celebre rivista “Cosmopolitan”. Esso sta appunto a indicare il caso in cui non ci si trova in una vera relazione, ma al tempo stesso non si sta solo uscendo con qualcuno. Si sta bene insieme, c’è armonia, tutto è a posto, ma manca ancora qualcosa… Hsieh ha coniato il neologismo dopo aver avuto una conversazione con un ragazzo di nome Tony, incontrato a una festa. «Di base noi siamo in questa situationship, in cui le cose possono andare avanti o no». Insomma, «non si tratta di una relazione ufficiale». Perché la pura definizione di «ufficiale» spaventa un po’. Così come il termine «fidanzamento» allontana e fa scappare all’istante.

Relazioni difficili: quali sono le criticità di questa condizione?

Innanzitutto si tratta di una situazione che può durare mesi o anche anni. Essa ovviamente prevede che tra le due parti ci sia un coinvolgimento a livello sentimentale. Il che rende tutto ancora più complesso. Infatti la speranza, almeno da una delle parti, è che il rapporto si trasformi in qualcosa di più. Il non etichettare la propria relazione non fa desiderare di meno che prima o poi si facciano dei passi avanti. «Viste le emozioni coinvolte, è solo una questione di tempo prima che uno dei due, deciso a dare una svolta al rapporto, inizi a parlare. Mettendo così inevitabilmente in bilico il rapporto», ha scritto la Hsieh nell’articolo di cui sopra.

Un consiglio per le nostre relazioni viene quindi viene proprio dall’autrice: «Proteggetevi dalla situationship, mettendo alcune barriere all’inizio del rapporto. Non abbassate le aspettative. Anche se non sempre fa male prendersi un periodo di riflessione. Così è possibile vivere una relazione senza incasellarla subito in qualcosa di preciso». Insomma, prendetela più alla leggera. Questo è il consiglio dell’esperta.

Vivere le situationship come una cosa normale può insegnare alle persone ad abbassare le loro aspettative. E a prendere quello che possono dal partner senza pretendere più del dovuto. Con la certezza di essere comunque in sintonia. D’altra parte può essere persino costruttivo passare un certo periodo di tempo senza etichette. In questa maniera sarà più semplice capire se un rapporto può procedere e come questo possa essere fatto. Chissà, forse questa nuova parola toglie un po’ di aurea a un certo non-so-che, che prima aveva il suo fascino proprio nell’indeterminatezza. Dunque l’indeterminatezza non è sempre un fattore negativo… Meditate gente, meditate!