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Sofia suicida a 14 anni: la lista di attesa era troppo lunga

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Sofia Legg è morta suicida a soli 14 anni, ma dietro la tragedia si nasconde l'incuria delle istituzioni sanitarie che avrebbero dovuto aiutarla

Inizialmente sembrava essere l’ennesima e tragica storia di una vittima di bullismo. Ma dietro il suicidio di Sofia, di soli 14 anni, c’è ben altro. La ragazzina si è tolta la vita impiccandosi mentre era da sola in casa. Quello che nasconde questa vicenda suicida è davvero inquietante.

Sofia Legg viveva con i suoi genitori e il fratello maggiore a Cheddar, nella regione inglese del Somerset. La ragazzina ha deciso di farla finita approfittando di un momento di assenza della sua famiglia. I genitori e il fratello l’hanno ritrovata impiccata in casa il 20 settembre dello scorso anno.

In un primo momento sembrava che la ragazzina fosse stata vittima di bullismo. Poche ore prima, infatti, aveva assistito a una pesante lite con una compagna di scuola a causa di un ragazzo. Sua madre, però, non ha mai creduto a quella versione. Le sue testimonianze sono state peraltro decisive per mettere a nudo un quadro di totale abbandono da parte delle istituzioni.

Sofia Legg suicida: la depressione e gli episodi di autolesionismo

Da almeno un paio d’anni, infatti, Sofia soffriva di depressione e tendenza all’autolesionismo. Nel marzo del 2015 la mamma della giovane, dopo essersi resa conto dei disturbi della figlia, aveva deciso di richiedere le cure psicologiche attraverso il NHS, il sistema sanitario britannico. Il medico che aveva preso in cura Sofia l’aveva segnalata ai servizi per le malattie mentali di bambini e adolescenti. Ma gli era stato detto che la ragazzina non possedeva i requisiti necessari per poter pensare a una terapia o a un ricovero forzato.

Sofia, però, continuava a essere depressa, mostrando evidenti segni di autolesionismo, come ad esempio quello di strapparsi ciocche di capelli. Alcuni mesi dopo, nell’aprile 2016, la mamma è tornata a chiedere aiuto tramite il proprio medico di base. Quella volta Sofia venne visitata da alcuni specialisti, che presero la decisione di assegnarla a un programma dedicato ai giovanissimi che soffrono di depressione.

Ma la situazione continuava a essere ben lontana dalla risoluzione. Nel luglio 2016 la mamma scoprì che per la figlia bisognava attendere almeno sei mesi prima di poterla sottoporre a una psicoterapia cognitivo-comportamentale. Per l’ennesima volta Sofia e la sua famiglia furono lasciate sole. La ragazza, che aveva già mostrato segni di squilibrio, aveva confessato di aver pensato spesso a come togliersi la vita. Solo due mesi dopo arrivò a compiere concretamente il gesto più estremo.

Oggi, a distanza di diversi mesi, l’indagine sta evolvendo verso la sua conclusione. Sono già emergersi alcuni errori di valutazione, oltre ai ritardi delle istituzioni sanitarie alle quali la famiglia Legg aveva chiesto aiuto per la figlia suicida. Le parole della mamma sono più amare che mai. “Piangeremo sempre la perdita della nostra dolce e bellissima Sofia. Che è stata tradita e abbandonata dal sistema. So bene che quello di mia figlia non è un caso isolato. In questi ultimi anni sono tanti i ragazzi abbandonati da quelle stesse istituzioni nate per proteggerli e aiutarli”. La donna, affranta dal dolore, si augura solo che tragedie come quella di sua figlia, tutte evitabili, non si ripetano mai più.