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Sospendere Schengen solo come decisione europea: la proposta italiana

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Gli accordi di Schengen non si toccano. E' questo il senso della proposta che l'Italia e la Germania intendono portare avanti al Consiglio Europeo dei ministri degli Interni in programma oggi ad Amsterdam. Chiunque intenda sospendere tali accordi, ovvero ripristinare, anche in via temporanea, i c...

Gli accordi di Schengen non si toccano. E’ questo il senso della proposta che l’Italia e la Germania intendono portare avanti al Consiglio Europeo dei ministri degli Interni in programma oggi ad Amsterdam.

Chiunque intenda sospendere tali accordi, ovvero ripristinare, anche in via temporanea, i controlli alle frontiere, dovrà presentare un’istanza in sede UE e concordare tale misura con gli altri paesi, pena la sospensione per due anni dal regime di libera circolazione di cui il trattato di Schengen è espressione. Il fatto che questo 2016 sia iniziato e sia da prevedere come un anno, dal punto di vista della drammaticità del problema dei migranti, del tutto simile al da poco terminato 2015 è di importanza fondamentale: l’Europa non può permettersi di frammentarsi lasciando che ciascuno stato blindi i propri confini come e quando vuole, perciò occorre proteggere l’impostazione di Schengen come e meglio che si può. Roma e Berlino sono, su questo punto, in totale accordo, ma l’opposizione non mancherà di certo.

In questo momento, le frontiere di Danimarca, Svezia, Norvegia, Austria e Polonia sono, di fatto, già gestite in regime di controllo degli accessi, così come il confine meridionale di Slovenia e Ungheria. In conseguenza degli attentati del 13 novembre, anche la Francia ha sospeso la libera circolazione come misura di emergenza, mentre il passo di Calais è da tempo un punto di blocco della rotta dei profughi. Secondo alcuni analisti, i paesi del nord Europa potrebbero decidere di creare una ‘sotto area’ chiudendo solo i confini meridionali, quelli che confinano con i paesi di primo ingresso dei migranti, portando avanti l’accusa che le procedura di identificazione e accoglienza non sono state portate a termine e gestite in modo conforme agli accordi (ad esempio il trattato di Dublino). Ad essere penalizzate, in uno scenario di questo genere, sarebbero in primo luogo Italia e Grecia, ma le conseguenze a medio e lungo termine di una presa di posizione di questo genere sono, di fatto, impossibili da prevedere. Ne ha parlato, fra gli altri, il vice ministro italiano agli Interni Filippo Bubbico, che ha evidenziato come il nostro paese abbia “la responsabilità della difesa del Mediterraneo” e che, pertanto, in caso di superamento del trattato di Schengen, l’Italia sarebbe costretta a rivolgersi all’Onu per valutare come gestire la situazione in termini di salvaguardia dell’ordine mondiale.