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Start up: come si ottengono i finanziamenti

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Alcuni canali per ottenere i finanziamenti per avviare una start up. Immaginiamo che abbiate deciso di avviare una start up: voi e/o alcuni vostri compagni di avventura ritenete di avere un'idea rivoluzionaria e di successo, e desiderate commercializzarla mediante l'avvio di un'azienda. A meno di g...

Alcuni canali per ottenere i finanziamenti per avviare una start up.

Immaginiamo che abbiate deciso di avviare una start up: voi e/o alcuni vostri compagni di avventura ritenete di avere un’idea rivoluzionaria e di successo, e desiderate commercializzarla mediante l’avvio di un’azienda. A meno di generose donazioni parentali, la difficoltà principale sarà quella di trovare i finanziamenti. Il budget iniziale è la chiave per mettersi al riparo da brutte sorprese, e il rischio d’impresa deve essere sempre ammortizzato mediante un “cuscinetto” di fondo cassa in grado di assorbire eventuali insuccessi. Tutto questo per non ritrovarsi, al termine dell’avventura, con più debiti che voci di bilancio in attivo. Ma non è il caso di disperarsi: al di là della pratica degli incubatori di start up, che almeno in Italia fa ancora fatica ad attecchire, le soluzioni non mancano. Nessuna di queste è una garanzia, ed è doveroso precisarlo: a fare la differenza saranno sempre le idee e la qualità di queste, oltre all’abilità nel renderle un’azione concreta. Ma le soluzioni che proponiamo possono creare le premesse per l’avvio di una start up di successo.

Banche. Viste come il fumo negli occhi dai risparmiatori, d’accordo, ma alcune investono seriamente nelle start up, con fondi all’uopo. Basta presentare il progetto, il business plan, uno studio di fattibilità che preveda un piano di rientro e attendere l’eventuale risposta positiva. Qualche nome? Intesa Sanpaolo e Banca Nazionale del Lavoro.
Fondi pubblici italiani. Regioni, comuni, province (o quel che ne rimane), ministeri. Nessuno si fa mancare un bando per le start up innovative (aggettivo che non può essere omesso, pena la scarsa considerazione), con fondi più o meno ingenti. Le possibilità di successo sono relative (pochi fondi, tanti pretendenti), ma vale comunque la pena provare.
Fondi europei. I soldi messi a disposizione dall’Unione Europea sono molti di più; anzi, possiamo dire che sono esponenzialmente più ingenti. La difficoltà sta nel soddisfare tutte le prescriptions dei bandi europei, molto più severi ed esigenti di quelli italiani. Non a caso, molti fondi europei destinati all’Italia rimangono inutilizzati, perché non sempre si riesce a soddisfare i criteri richiesti dai bandi. Insomma, se desiderate partecipare a questi ultimi armatevi di santa pazienza e curate i vostri progetti nei minimi dettagli.
Venture Capital. Detti anche, in maniera tanto suggestiva quanto mistificatoria, Business Angels, sono degli imprenditori privati che “fiutano” gli affari e investono sulle start up al momento dell’avvio in cambio di una quota sui futuri utili. Si tratta, in sostanza, di mettersi in casa un socio “forte”, da cui dipende gran parte della fortuna della start up, con le inevitabili limitazioni della libertà di azione della vostra impresa.
Crowdfunding. Il loro funzionamento per imprese a lungo raggio è relativo, ma si può sempre tentare di giocarsi la carta del microfilantropismo di massa.
Microcredito. Enti, onlus, persino società private, offrono prestiti anche senza garanzie bancarie. Ma con qualche prescrizione niente affatto facile cui ottemperare.