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Stendendo un velo pietoso

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  Da inizio anno nel 'moderato' Pakistan, 56 donne sono state uccise per  un gesto aberrante quanto mai spregiudicato: «aver scelto» di partorite inutili femmine invece di prosperosi maschietti, futuri saccenti e cultori della partenogenesi. La denuncia arriva dall'associazione umani...

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Da inizio anno nel ‘moderato’ Pakistan, 56 donne sono state uccise per un gesto aberrante quanto mai spregiudicato: «aver scelto» di partorite inutili femmine invece di prosperosi maschietti, futuri saccenti e cultori della partenogenesi. La denuncia arriva dall’associazione umanitaria IA Rehman, in una conferenza stampa tenutasi il 25 novembre (giornata mondiale contro la violenza delle donne), e arrivata a brandelli solo ora nella terra infedele. Da una delle nazioni in cui un chilo di oppio costa più di una donna, arriva la denuncia della APWA (All Pakistan Women’s Association), denunciando che almeno 90 donne avrebbero subito lanci di acido in pieno viso, 72 ricoverate per gravi ustioni, 344 stupri e 837 violenze di vario tipo, dipende il «reato» compiuto. Mentre le notizie quotidiane rimpastate di casa nostra, di abili anziani settantenni decaduti svegliano l’Italia ogni mattina, le informazioni di un genocidio ‘rosa’ dal sapore della bile arrivano dosate e delicate, come se non volessero infastidirci visti i nostri troppi problemi.

Beguma Zakia Shahnawaz, ministro pakistano per il welfare e la famiglia, ha dichiarato che questi casi sono imputabili solo all’aumento della popolazione, ovvio: in fin dei conti l’uomo — inteso come essere maschile — che colpa ne ha? A Sabira, una ragazza di 17 anni, sposata con un 45enne, gli è stato levato un occhio solo per avere visto involontariamente due uomini «saggi» urinare. Tasneem, un’altra ‘donna’ di 8 anni, è stata vergata venti volte per aver disubbidito al marito: un 38enne fiero di avere colto la giovinezza della sua compagna senza essere arrivato secondo a nessuno. Per Adila la sorte è stata peggiore, dopo che un sacco di juta le è stato legato in testa ed è stata presa a calci e pugni da alcuni «educatori della morale», facendola finire in ospedale in fin di vita, con fratture multiple che le hanno sfigurato a vita il volto e l’anima.donna pakistana

Notizie che non ci fanno arrabbiare o protestare, prive di un ideale politico in cui accanirsi o sbeffeggiare l’antagonista di una scelta errata il quale: “Ha sbagliato a votare”. Notizie che non ci appartengono, lontane e poco sensazionali, in cui giovani donne sono massacrate e altre, quelle più anziane, giudicate e condannate per reati antropologici lontani dal rispetto imperituro della vita altrui. Notizie che probabilmente non faranno più il giro del mondo, il carburante dell’informazione costa caro e non ne vale la pena, a meno che non ci sia carenza di scoop in “prima”, come accade per i piccoli giornali di provincia, accontentandosi di uno scandalo tra il meccanico pregiudicato e la moglie del sindaco in visone. Donne uccise e dimenticate, mai conosciute, dove l’autorità fai da te è padrona mentre la femminilità è schiava di un sistema modificatosi parecchio negli anni, nella più cieca convinzione che Dio sia maschio. Non necessariamente per comprendere alcune culture dobbiamo tollerare massacri in cui il nome delle vittime corrispondono a quelli di mamma, moglie o figlia.